Pontificato

 

Benedetto XV fu eletto papa poche settimane dopo l'inizio della prima guerra mondiale. L'elezione a papa di un cardinale nominato da soli tre mesi fu un evento eccezionale. Consapevole della gravità del momento, decise che l'incoronazione si tenesse non nella Basilica di San Pietro ma, più modestamente, nella Cappella Sistina. Durante la prima guerra mondiale elaborò diverse proposte di pace. Nella sua prima enciclica, Ad Beatissimi Apostolorum principis, pubblicata già il 1 0 novembre 1914, si appellò ai governanti delle nazioni per far tacere le armi e mettere fine allo spargimento di tanto sangue umano. Con l'entrata in guerra anche del Regno d'Italia il 24 maggio 1915, la Santa Sede, chiusa e «prigioniera» in Vaticano, rimase ulteriormente isolata con la dipartita degli ambasciatori degli Stati esteri. Egli non poté far altro che constatare amaramente l'ulteriore allargamento del conflitto internazionale, la cui causa ultima era — a suo dire, e secondo un'interpretazione largamente diffusa all'interno della curia — la diffusione dell'individualismo liberale e quel processo di secolarizzazione che vedeva l'abbandono da parte delle società contemporanee delle linee guida della Chiesa cattolica.

 

 
 
 

 


Immagini tratte dal sito
Papa Benedetto XV - Wikipedia

Durante tutto il conflitto non smise di inviare proclami per la pace e per una risoluzione diplomatica della guerra, oltre a fornire aiuti concreti alle popolazioni civili colpite, tra cui servizi di soccorso per i feriti, i rifugiati e gli orfani di guerra. Tra tali aiuti — il cui costo portò il Vaticano sull'orlo della bancarotta — va ricordata anche l'apertura di un ufficio in Vaticano, l'Opera dei prigionieri, finalizzato alle comunicazioni e al ricongiungimento dei prigionieri di guerra con i loro familiari. In campo diplomatico, nell'aprile e nel maggio 1915, cercò di operare come intermediario tra l'Austria-Ungheria e l'Italia per evitare che la seconda dichiarasse guerra alla prima; tra fine 1916 e inizio 1917 si adoperò come tramite fra alcune potenze dell'Intesa e il nuovo imperatore, il beato Carlo I d'Austria (del quale egualmente quest'anno ricorre il centenario della morte) e nella primavera del 1917 si appellò al presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson nel tentativo di prevenire l'entrata in guerra dell'America. Il suo tentativo più audace per fermare il conflitto e indurre i capi delle potenze belligeranti a riunirsi intorno a un tavolo di pace è tuttavia la Nota del 1 0 agosto 1917, una lettera comunemente ricordata per aver definito la guerra come «inutile strage». Va a lui attribuita anche l'espressione, sempre al riguardo dello stesso argomento, della guerra come «suicidio dell 'Europa civile». Tuttavia, va detto, la risposta delle nazioni belligeranti fu negativa. Il pontefice fu profondamente deluso dal fallimento della sua missiva di pace e dalle reazioni pubbliche negative che otterme. Volta al ristabilimento della concordia internazionale e all'«amore per il nemico» fu la promozione, da parte di Benedetto XV, del culto al Cuore di Gesù. La preghiera al Sacro Cuore fu da lui personalmente composta nel 1915. Al termine del conflitto il Papa si adoperò per riorganizzare la Chiesa nel nuovo contesto mondiale. Riallacciò le relazioni diplomatiche con la Francia — con cui i rapporti si erano drasticamente deteriorati a causa della Legge di separazione tra Stato e Chiesa (1905) —, anche grazie all'apprezzato gesto simbolico della canonizzazione di Giovanna d'Arco, e con altre nazioni. Se all'inizio del papato Benedetto XV poteva contare su relazioni diplomatiche con 17 stati, sette anni dopo questi erano saliti a 27. Secondo il Papa, per realizzare la riconciliazione c'è bisogno della fede: «A risanar le ferite del genere umano, è necessario che vi appresti la sua mano Gesù Cristo, di cui il samaritano era la figura e I 'immagine». Durante il suo pontificato, nell'impero ottomano si verificarono tragici massacri di cittadini cristiani e Benedetto XV cercò di sostenere in tutti i modi questi perseguitati, con la parola, con l'azione caritatevole e con quella diplomatica. Cercò in particolare di evitare, soprattutto tramite il suo segretario di Stato, cardinale Pietro Gasparri, il genocidio degli armeni in Anatolia nel 1915 e giunse a rivolgersi direttamente al Sultano nel tentativo di fermare il genocidio. Questo non impedì che a Istanbul, nel 1919, fosse eretta in suo onore una statua di sette metri con la scritta «Al grande Pontefice della tragedia mondiale, Benedetto XV, benefattore dei popoli, senza distinzione di nazionalità o religione, in segno di riconoscenza, Benedetto XV nel suo studio l'Oriente». Ciò fu probabilmente dovuto all'attività di soccorso dei feriti e dei rifugiati durante la guerra, che valse al Vaticano il soprannome di "Seconda Croce Rossa". Benedetto XV è all'origine della rifondazione dell'attività missionaria della Chiesa dell' inizio del novecento. Nel 1915 istituì la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato. La lettera apostolica Maximum illud del 1919 favorì un nuovo impulso alle missioni, con un preciso orientamento volto alla comunicazione del Vangelo e al distacco dagli interessi politici delle potenze. Si ricollega a questa visione il tentativo di aprire una nunziatura a Pechino, a fronte della politica delle potenze europee in quell' area, che rappresentava un forte impedimento all'evangelizzazione. Il Papa riuscì a stabilire una delegazione in Cina, la quale avviò il rinnovamento del cattolicesimo locale. Sulla stessa linea s'impegnò per l'Oriente cattolico e fondò nel 1917 la Congregazione per le Chiese orientali, volta a difendere i diritti, finanche l'esistenza stessa, dei rami orientali della Chiesa cattolica. Benedetto XV, in generale, si mosse con grande rispetto per i diversi popoli a cui la Chiesa si rivolgeva. Per lui il missionario non era portatore di interessi di parte, ma del Vangelo: «E necessario che chi predica il Vangelo sia uomo di Dio»
Nel 1917 promulgò la prima edizione del Codice di diritto canonico, che rafforzò l' autorità del papato e della curia romana sulla Chiesa, e che rimarrà in vigore fino alla riforma del 1983. Curò lo sviluppo degli studi ecclesiastici, e in tal senso decretò l'istituzione della Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano. Progettò un catechismo universale, volto a superare le divisioni esistenti tra le varie chiese nazionali, che non sarà però pubblicato fino al 1993. Nel 1920 proclamò santa Giovanna d'Arco. Il 28 luglio dello stesso anno scelse sant'Antonio da Padova quale patrono della Custodia di Terra Santa. Durante il suo pontificato, inoltre, si sbloccò la causa di beatificazione del cardinale Bellarmino. Nelle relazioni con il Regno d'Italia s' impegnò ad allentare l' intransigente boicottaggio nei suoi confronti; per quanto riguarda la politica interna italiana non soltanto levò in pratica il "non expedit", ma supportò la formazione di un partito con ispirazione cristiana, il Partito Popolare Italiano. Rifiutò teoria e pratica della lotta di classe considerando il socialismo «nemico» della Chiesa, e sembra che prima della morte stesse preparando un'enciclica su tale tema. Gli ultimi anni del pontificato furono, infatti, in lui segnati dall'inquietudine verso la minaccia rivoluzionaria, resa possibile dalla miseria causata dalla guerra e dalla durezza dei trattati di pace nei confronti delle nazioni sconfitte. Riconobbe comunque il legittimo diritto dei lavoratori a organizzarsi in sindacati, pur non sistematizzando una vera e propria dottrina sociale cattolica, come aveva fatto Leone XIII.
Una mattina di gennaio papa Benedetto XV uscì molto presto per recarsi nella basilica vaticana e attese l'apertura della stessa, esponendosi al freddo. Questa è ritenuta da molti la causa della broncopolmonite di cui il Pontefice morì il 22 gennaio 1922 all'età di sessantasette anni. Il 6 febbraio dello stesso anno papa Pio XI ne divenne il successore.

 

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