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L’EBRAISMO: CENNI STORICI
Conferenza di
Maria Caterina Chiavari Marini Clarelli
12 novembre 2003

La disinformazione delle persone sugli ebrei, la loro storia, cultura, politica e religione porta a dare, alcune volte, giudizi negativi.
Per mutare questo tipo di opinioni, tante volte poco fondate, penso che possano servire conferenze come le nostre e specialmente i dibattiti finali.
Dal 2000 al 1200 a.C. l’ebraismo comincia a svilupparsi in quel piccolo e ancora ora conteso lembo di terra siro-palestinese, tra l’Egitto e la Mesopotamia.
La sua religione è totalmente diversa da quella egiziana, ellenica e romana, perchè non considerava la sua esistenza come qualcosa di dato da sempre. Quindi non collegava direttamente, come gli altri popoli, la propria storia a quella mitica degli dei. Gli ebrei restarono sempre pienamente consapevoli della loro tardiva acquisizione di una identità di popolo. Hanno fatto perciò precedere la nascita della propria religione da una lunga storia delle origini che andava: dalla creazione del mondo ai patriarchi prediluviani ( di cui i più conosciuti sono: Set, Matusalemme e Noè), dal diluvio universale all’alleanza (berit) tra Dio e Noè: un’intesa con tutto il genere umano il cui segno è l’arcobaleno, un ponte che unisce il Cielo e la terra. Infine dalla costruzione della torre di Babele alla vita dei 3 patriarchi e dei loro figli.
Su Abramo, Isacco e Giacobbe non si sa nulla di sicuro se non quello che scrive la Bibbia in Genesi nei capitoli dall’11,26 fino al 50,26. Non sono narrazioni storiche o biografie, ma una serie di racconti brevi, liberamente collegati e tramandati oralmente.
Abramo
L’ebraismo, nella Bibbia, nasce con Abramo, il capostipite del popolo di Israele, il primo patriarca a cui Dio apparve e quando aveva 90 anni gli disse: “<Io sono Dio onnipotente (El Shaddai):/ cammina davanti a me/ e sii integro/. Porrò la mia alleanza /tra me e te/ e ti renderò numeroso/ molto molto>. Subito Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: <Eccomi/ la mia alleanza è con te/e sarai padre/di una moltitudine di popoli./Non ti chiamerai più Abram/ ma ti chiamerai Abraham/ perchè padre di una moltitudine/ di popoli ti renderò” (Gn 17,1-5). Abramo è il nome che poi viene usato in italiano.
Il Signore prosegue dicendo:“Stabilirò la mia alleanza con te e la tua discendenza...Darò a te e alla tua discendenza dopo di te il paese dove tu sei straniero, tutto il paese di Canaan in possesso perenne, sarò il vostro Dio.....
Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi, e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra voi ogni maschio. Vi lascerete circoncidere la carne del vostro membro e ciò sarà il segno dell’Alleanza tra me e voi. Quando avrà 8 giorni, sarà circonciso tra di voi ogni maschio di generazione in generazione ”(Gn 17, 7-8 ; 10-12 ).
La circoncisione , mentre inizialmente era un precetto uguale agli altri, con l’esilio babilonese si presenta come una caratteristica ebraica. Quando però fu vietata da Antioco Epifane e dall’imperatore Adriano divenne una prova ed un segno di fede.
Il significato fondamentale di Abramo per la storia, la religiosità e la teologia dell’ebraismo, viene fortemente sottolineato già dal primo libro della Bibbia ebraica. Vengono qui in luce i seguenti elementi fondamentali della fede israelitica:
1) L’iniziativa è di Dio. L’uomo non è, nè diventa una cosa sola con il Signore, ma è obbligato ad agire “davanti” a Lui e sottometterglisi “totalmente”. Questo faccia a faccia fra Dio e l’uomo determina fin dall’inizio la religione abramitica.
2) Tra Adonai potente e l’uomo eletto viene stabilita da Dio un’alleanza (berit) eterna, cioè un rapporto di reciprocità suggellato dal segno dell’alleanza: la circoncisione.
3)La duplice promessa, connessa all’alleanza, fatta alla discendenza di Abramo, si basa su 2 punti:
I) gli ebrei formeranno un grande popolo, che sarà il popolo di Dio;
II) ad essi verrà data in eredità la terra promessa, il paese di Canaan.
Abramo intuì per primo il concetto di monoteismo trasmettendolo al figlio Isacco che lo fece passare a Giacobbe, il quale lo tramandò ai suoi 12 figli.
All’epoca dei 3 Patriarchi l’ebraismo viene vissuto all’interno della famiglia.
Da Abramo e sua moglie Sara nacque Isacco padre di Esaù e di Giacobbe. Quest’ultimo, chiamato in seguito Israele, è considerato il padre delle 12 tribù, dalle quali provengono gli ebrei che andarono in Egitto.
Con la concubina egiziana, la schiava Agar, Abramo ebbe Ismaele il capostipite di 12 gruppi appartenenti alla federazione ismaelitica da cui discendono gli islamici.
Perciò Abramo si presenta come il capostipite dell’ebraismo, del cristianesimo e dell’islamismo, chiamate perciò le religioni abramitiche . Il libro del Siracide lo designa come il “grande antenato di molti popoli” (44,19).
Come patriarca è un punto di riferimento comune, è la partenza reale per il dialogo tra le 3 religioni.
David Flusser, lo studioso ebreo di Gerusalemme, dichiara nel suo libro “Cristianesimo”: “nella religione Ebraica l’esistenza del Cristianesimo può essere concepita come un compimento delle promesse di Dio ad Abramo: di renderlo padre di molti popoli”.
Mosè
Gli ebrei considerano Mosè il fondatore della religione ebraica perchè è una figura storica. Infatti i primi 5 libri della loro Bibbia vengono considerati : i libri di Mosè.
Egli ebbe le funzioni di profeta( il più grande ed il primo), giudice e mediatore dell’alleanza.
Profeta (navih) è colui che parla per divina ispirazione ed attraverso il quale Adonai (Dio) comunica la propria volontà.
Mosè è un tipico uomo profetico nello spirito ed ha una religiosità della fede e della speranza propria del Vicino Oriente. Per lui il Signore è un grande interlocutore personale, potente e misericordioso. Come profeta in senso stretto ha una chiamata personale in vista di un incarico ben determinato.
Mentre bada alle pecore di Ietroh, suo suocero, sul Monte Oreb, viene chiamato da Dio, che gli appare sotto forma di angelo, gli parla dal roveto ardente e gli ordina di liberare gli ebrei dalla schiavitù dell’Egitto. Quando Mosè vuole sapere qual’è il suo nome,“Dio disse a Mosè:< Io sono colui che sono >”(Es 3,14) . E’ il tetragramma JHWH, quel nome proprio di Dio che non si può pronunciare.
Mosè ubbidisce, ma essendo balbuziente si presenta con Aronne davanti al faraone, il quale dopo le 10 piaghe, si persuade a lasciar uscire gli ebrei dall’Egitto. Verso il 1250 a.C. attraversano il mar Rosso, che miracolosamente si apre e per 40 anni le 12 tribù abitano nel deserto cercando di andare
in Canaan.
Adonai stabilisce un’alleanza con i figli d’Israele sul Sinai dove sancisce l’elezione del popolo ebreo attraverso Mosè ed impone dei precetti, primo fra tutti l’osservanza dello Shabbat (sabato)(Es 19,5;24,1-8;31,13). E’ un’alleanza stipulata con un intero popolo al quale spetta la preminenza sul singolo. Infatti il Signore è il Dio di Israele ed Israele è il suo popolo.
Sul monte Oreb nel deserto del Sinai, ma è meglio chiamarlo per non sbagliarsi, in quanto non si sa esattamente dov’è ubicato, Monte di Dio, il Signore dà a Mosè le tavole della legge (le 10 parole per gli ebrei, i 10 comandamenti per i cristiani) e prosegue dicendo:“Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodire la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perchè è mia tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa. Queste parole le dirai agli israeliti”(Es 19,5-6)..... “Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose insieme e disse:<Tutti i comandi che ha dati il Signore, noi li eseguiremo>”( Es 24,3).
L’Alleanza si conclude con i sacrifici dei giovenchi, fatti dai giovani. “Mosè prese la metà del sangue e la mise nei catini e ne versò l’altra metà sull’altare. Quindi prese il libro dell’Alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero:<Quanto il Signore ha ordinato , noi lo faremo e lo ascolteremo>. Allora Mosè prese il sangue ne asperse il popolo, dicendo:<Ecco il sangue dell’alleanza, che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!>”(Es 24,6-8)
L’ Alleanza per eccellenza è, nell’ebraismo, quella stipulata tra Dio ed il suo popolo. Costituisce l’ elezione di Adonai, la sua sovranità e la sua stabile comunione con gli ebrei.
La Torah racconta che essi vissero 40 anni nel deserto; così una generazione intera non entrò in Canaan perchè non aveva creduto nella forza e nell’onnipotenza di Dio.Nel momento in cui Adonai aveva detto di esplorare la terra di Canaan erano andate ed erano tornate 12 persone tra cui Giosuè e Caleb.Quest’ultimi 2 dissero che si poteva conquistare la terra . Mentre gli altri 10 affermarono di essere troppo pochi per poter vincere le popolazioni insediate in Canaan, il popolo seguì la decisione di quei 10 e Dio punì quella generazione per la loro decisione negativa non facendola entrare in Canaan. Mentre Mosè disubbidì, quando, nel deserto, Dio disse a lui ed ad Aronne di convocare la comunità: “e alla loro presenza parlate a quella roccia ed essa farà uscire acqua.....(invece Mosè) : “percosse la roccia con il bastone due volte e ne uscì acqua in abbondanza.” (Nm 20,8-11). Questa disobbedienza è una delle ipotesi per cui non entrò nella Terra Promessa, ma prima di morire nominò Giosuè suo successore.
Dal periodo tribale all’età dei Giudici 1200-1025 a.C.
La Torah ricevuta da Mosè viene tramandata a Giosuè ed egli agli anziani, i quali l’hanno trasmessa ai profeti e questi ai membri della “Grande Congregazione”(l’assemblea legislativa che venne fondata da Esdra e Nehemia quando gli ebrei tornarono dall’esilio di Babilonia).
La trasmissione della tradizione (sharsheret ha-qabbalah) significa che ogni generazione è legata alla successiva, per quanto riguarda l’insegnamento ed impara dalla precedente, sarà il maestro a creare il legame con la tradizione e con la generazione precedente.
Sotto la guida di Giosuè gli ebrei conquistarono la Terra Promessa, abitata allora dai Filistei, Aramei, Cananei ed altre popolazioni.
Quando gli israeliti cominciarono ad occuparla nella tarda età del bronzo (1500-1250 a.C.), essa aveva già alle spalle una storia di un millennio ed era sotto la sovranità nominale dell’Egitto. Gli ebrei hanno conservato il loro vincolo originario con la terra d’Israele (Erez Jsrae’el) durante la diaspora (galut), il tempo della loro dispersione a partire dall’esilio babilonese.
L’arrivo a Canaan coincide con la nascita di un popolo caratterizzato, rispetto alle altre popolazioni, soprattutto dalla sua fede in un unico Dio.
Il popolo eletto e la terra promessa costituiscono un’unica realtà.
Prima di morire Giosuè rinnova l’alleanza a Sichem e divide il territorio fra le 12 tribù. Dopo di lui succedono altri Giudici (tra i quali Debora e Sansone) alla guida del popolo e si presentono le prime grandi figure di profeti (Elia, Eliseo ecc.).
Periodo monarchico (dal 1030 all’esilio del 722 a. C.)
Si passa dalla società tribale ad una nazione statale. Per motivi di sicurezza e per somigliare agli altri popoli, gli ebrei chiedono l’istituzione della monarchia e Samuele li mette in guardia, ma davanti alle loro insistenze unge re Saul.La monarchia si afferma con David che fonda Gerusalemme (Sion), quale centro religioso e politico del regno e con Salomone che costruisce il Tempio di Gerusalemme. Nel 927 a.C. avviene la divisione tra il regno d’Israele con capitale Samaria a nord e quello della Giudea con capitale Gerusalemme a sud. Vengono messi per scritto i primi libri profetici ( Amos, Osea e parte di Isaia). Il regno d’Israele cade nel 722 a.C. e quello di Giuda nel 586 a.C.
Il giudaismo postesilico (722-586 a.C.) e la guerra di Roma contro la Giudea (guerra giudaica 70-135 d.C.)
Durante l’esilio di Babilonia alcuni profeti (come Ezechiele ed il Deuteroisaia) mantengono viva la speranza nella consolazione che verrà da Dio.
Dopo la catastrofe nazionale con la perdita del regno, del Tempio di Gerusalemme distrutto e perciò del sacerdozio, inizia l’esilio a Babilonia. E’ in questo periodo che la Torah diviene l’unico fondamento del rapporto con Dio.
L’editto di Ciro permette agli ebrei di rientrare in Palestina e di ricostruire il Tempio distrutto dai Babilonesi. Il ruolo del sacerdozio ritorna importante.
Il canone della Bibbia ebraica viene fissato nel II secolo d.C, ma accanto alla Torah scritta, data una volta per tutte, c’è la Torah orale che si presenta come la prima indispensabile interpretazione di quella scritta. Nella Sacra Scrittura si comincia a dare fondamentale importanza alla Torah (il Pentateuco) che diventa la Legge, cui si affiancano gli altri scritti inseriti nel canone.
Tanak è la bibbia ebraica. La parola è formata dalle consonanti: TNK che sono le iniziali di Torah( Legge), di Neviim (Profeti) e di Ketuvim (Scritti).
Torah: comprende i primi 5 libri (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio). Per estensione designa anche tutta la Bibbia ebraica.
Neviim: la I parte è formata dai libri storici (Giosuè, Giudici, i libri di Samuele ed i libri dei Re). La II parte dai profeti (Isaia, Geremia, Ezechiele) ed dai 12 minori (Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malacchia) chiamati così perchè i loro scritti sono più brevi.
Ketuviim sono gli altri scritti : Salmi, Giobbe, Proverbi, Ruth, Cantico dei cantici, Qoelet, Lamentazioni, Ester, Daniele, Esdra-Nehemia ed i libri delle Cronache.
Questi 3 gruppi formano i libri “Biblia“. La Bibbia comprende gli scritti canonici (normativi) e la rivelazione di Dio, perchè Dio stesso è l’autore.
Il canone delle Sacre Scritture ebraiche è fissato in 24 libri.
Tra i cristiani questo numero viene accettato dai protestanti, non dai cattolici e dagli ortodossi che aggiungono altri libri all’Antico Testamento. Sono chiamati deuterocanonici: Baruk, Siracide, Tobia, Giuditta, 1ù-2ù Maccabei, Sapienza.
I libri canonici dell’ebraismo si articolano con la tradizione orale: la halakhah (cammino,via) è l’insieme delle norme giuridiche. Esse regolano la pratica civile e religiosa dell’ebraismo. Tramandata prima oralmente, fu in seguito messa per iscritto ed ordinata sistematicamente inizialmente nella Mishnah e poi nel Talmud.
Mishnah(insegnamento) e Ghemarah( completamento/commento alla Mishnah) formano il Talmud (studio).
Il Talmud è il titolo di 2 raccolte di opinioni e discussioni rabbiniche sull’insieme della legge ebraica, una palestinese e l’altra babilonese.
Il Talmud di Gerusalemme o palestinese commenta 39 trattati della Mishnah e fu scritto in Tiberiade dai rabbini che con l’editto di Ciro ebbero la possibilità di ritornare in Palestina.
Il Talmud di Babilonia o babilonese, il più importante ed il più vasto, è un gigantesco commento della legge ebraica, anche se comprende solo 37 trattati, è scritto dai rabbini che vollero restare in esilio. E’ un enciclopedico resoconto di discussioni, una biblioteca nazionale del giudaismo babilonese strutturato in analogia con la Mishnah ed è quello che si è più imposto nell’ebraismo. Rappresenta il fondamento normativo per tutte le decisioni giuridico-religiose del giudaismo rabbinico, è la dottrina e la legge religiosa dell’ortodossia ebraica.
Il Talmud raccoglie tutte le interpretazioni essendo un’opera omnia che comprende oltre alla Mishnah, le dispute tra un rabbino e l’altro avvenute per 3 secoli su quel libro, infine l’opinione dei vari rabbini che per generazioni si sono susseguiti nella discussione delle regole contenute nella Mishnah.
Il Talmud perciò comprende tantissime regole, ma senza poi definire l’applicazione pratica, la quale verrà completata in seguito con le discussioni ed i “codici di comportamento” elaborati dall’inizio del Medioevo e per tutto il periodo medioevale.
L’ebreo praticante deve avere una vita retta sotto la Torah nella sua esistenza quotidiana. L’identità ebraica si realizza perciò più nell’attuazione pratica della fede che nei principi di fede.
Tutte le prescrizioni comprese nei libri sacri (Torah, Mishnah,Talmud) vengono considerate direttamente o indirettamente come parola rivelata da Dio, che rimane in eterno, tutto perciò deve essere assolutamente rispettato.
Le 613 prescrizioni sono state divise dai rabbini in 248 comandamenti positivi ed in 365 divieti. Non tutti hanno uguale valore per donne, uomini, adulti, bambini, residenti in Gerusalemme o fuori ecc.
Per i non ebrei hanno valore solo i 7 “precetti noachidi” dati da Dio ai discendenti di Noè, all’umanità. Infatti con Noè Dio fece un’alleanza, un libero dono per sempre e per tutto il genere umano. Nel giudaismo rabbinico da questo Patto sono stati tratti i precetti: il primo prescrive di creare un sistema legale, gli altri 6 vietano: l’idolatria, la bestemmia, l’omicidio, l’adulterio, il furto ed il consumo di carne tagliata da un animale vivo(Gn 9,4 -7). Chi li osserva potrà avere la Salvezza senza convertirsi alla religione Ebraica, perciò tra gli ebrei non c’è proselitismo!
Nel 70 d.C i romani distruggono il Tempio di Gerusalemme ed inizia la Diaspora (dispersione). La fedeltà alla propria tradizione religiosa spiega la sopravvivenza del popolo ebraico malgrado le persecuzioni subite attraverso i secoli nelle nazioni della diaspora. Durante questa fase l’ebraismo si caratterizza sempre di più dal messaggio profetico e si trasforma nella religione del Libro, che ha per suo centro la sinagoga. L’ebreo nelle sue preghiere quotidiane non ha mai smesso di esprimere il suo attaccamento alla Terra dei suoi avi ed il desiderio del ritorno.
L’epoca rabbinica (dal I all’VIII sec) d.C. fu anche l’epoca dei padri della Chiesa per noi cristiani.
Dalla Guerra giudaica all’ Illuminismo dei secoli XVIII e XIX
Non essendoci più il Tempio e neppure una religione nazionale, con la realtà della Diaspora, per gli ebrei restano solo le Sinagoghe e l’insegnamento della Torah da parte dei Rabbini.
Si elabora sempre di più la Tradizione che confluisce nel Talmud, perchè solamente lo studio intenso delle Scritture, la preghiera regolare, i precetti, le opere buone e le feste, possono tenere insieme il popolo ebraico, in sostituzione del culto del Tempio e dei sacrifici.
La speranza messianica resta ed è legata alla rigorosa osservanza della Legge. Il paradigma rabbinico era caratterizzato dalla giurisprudenza (dottrina della legge), più che dalla teologia (dottrina di Dio).
Alcune correnti dell’ebraismo, soprattutto in Germania e negli Usa, sotto la straordinaria influenza dell’Illuminismo, mettono a confronto il proprio patrimonio religioso con il mondo moderno riguardo alla filosofia, alla scienza ecc. e si propongono anche di riformare la liturgia e l’impostazione della vita integrandosi nella società degli stati moderni. Un ruolo determinante lo ebbe Moses Mendelssohn, nato nel 1729 e morto nel 1786. Fu un filosofo tedesco che partecipò ad una disputa sull’ebraismo in seguito alla quale si concentrò nell’attività letteraria dedicata ai temi della fede ebraica. Scrisse un libro sull’analisi del giudaismo e un’apologia della tolleranza.
Questi movimenti ebraici però vengono fortemente osteggiati da quanti vogliono mantenersi assolutamente fedeli alla propria tradizione religiosa; per cui il ritorno a Sion sarebbe avvenuto per intervento divino, nell’ambito del progetto messianico.
Età Moderna e Contemporanea (dal XIX al XXI secolo)
Sotto la spinta dell’antisemitismo divampato nell’Europa Orientale, ma specialmente in Germania, durante la seconda metà dell’800 nasce un movimento nazionale ebraico che alla fine di quel secolo, sotto il nome di Sionismo, propone il ritorno degli ebrei nella Terra Promessa. Il padre del Sionismo politico moderno fu Theodor Herzl, il cui pensiero stava nel convincimento che dare un focolare nazionale agli ebrei fosse l’unica soluzione di fronte al perdurare dell’antisemitismo.
Il ‘900 è stato un epoca di guerre, ma anche di apertura verso il mondo ebraico dopo il Concilio Vaticano II ed i vari segni che hanno dato i Papi.
Il 2000 è iniziato nel mondo cattolico con tante speranze . Giovanni Paolo II ha avuto la forza di chiedere perdono agli ebrei e molte associazioni cercano di portar avanti il dialogo ebraico-cristiano ed agire per la pace nel Medio-Oriente.
Del XX secolo voglio ricordare 2 fatti cruciali per la storia anche futura dell’ebraismo: la Shoah e la nascita dello Stato d’Israele.
Il nazismo si propose di annientare gli ebrei, insieme ai malati di mente, i disabili, gli zingari, gli omosessuali ecc. avviando un preciso programma di distruzione del popolo ebreo (Shoah). Sono stati anni di dolore, ma anche di solidarietà verso gli ebrei nascosti ed aiutati perchè non finissero nei campi di sterminio.
Questa situazione ha impressionato il mondo intero tanto da appoggiare la risoluzione delle Nazioni Unite per la creazione dello Stato d’Israele nel 1948, una sicurezza per gli ebrei sopravvissuti e per tutto il popolo ebraico è il ritorno alla Terra Promessa. L’evento però non viene accettato dalle popolazioni arabe che abitano la zona e da tutti i paesi del Medio Oriente, così iniziano le guerre che continuano a tutt’oggi.
Nasce nel frattempo una cultura ed una letteratura ebraica, in cui mi sono riconosciuta e che sento mie anche se non appartengo per famiglia e per religione al popolo ebraico verso cui sono solidale, specialmente in questo momento.

Vorrei terminare con una storiella in cui si percepisce l’ umorismo yiddish.
E’ tratta dal libro “Storielle ebraiche”.
Chiaramente io non sono all’altezza di dirla come Moni Ovadia!

Un celebre magghid (predicatore girovago dell’Europa dell’Est) tiene un sermone al tempio, ottenendo un enorme successo.
Il giorno dopo viene a sapere che era presente anche un suo conoscente, Moisheh Freud, un libero pensatore famoso in tutto il paese. Per combinazione lo incontra alla stazione.
Reb (maestro in yiddish) Moisheh, mi hanno detto che lei era alla shul (sinagoga), dunque il sermone le è piaciuto? “
“Non ho potuto dormire tutta la notte.”
“ Le ho fatto tanta impressione?”
“Senta, Rabbi, quando dormo durante il giorno, di notte non riesco a prendere sonno.”

Spero non sarà così anche per voi!