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   In una casa,
piccola, ma linda  
 e ordinata vivevano  
 due sorelline e un papà che  
 la mamma, a
causa di un  
 brutto male, era volata  
 in cielo ancora giovane. 
Da quel triste momento  
 Lucietta,  
 la più grande di soli dodici anni aveva  
assunto il ruolo di massaia. Aveva già  
 compiuto le scuole elementari e non 
aveva potuto proseguire gli studi,  
 dovendo badare a Rossella, la  
 sorellina di
cinque anni, vivace e  
 imprevedibile.
Le due piccole si  
 volevano un gran bene e la più grande si stava dimostrando
una vera mammina cercando di fare ogni cosa per bene. 
Una giovane zia che era stata presso di loro, dopo la morte della mamma, le
aveva insegnato tante cose che Lucietta aveva appreso con grande serietà. 
La bambina in breve era diventata brava a tenere pulita la casa e a preparare il
sugo per la pasta asciutta e a fare dei saporiti minestroni. Pasti semplici e
che non richiedevano una grande esperienza e che aveva visto fare anche dalla
povera mamma. 
Sentiva anche una grande responsabilità nei confronti di Rossella: sapeva
tenerla pulita, ordinata e ogni mattina era lei ad accompagnarla all'asilo,
vicino casa e a riprenderla all'ora
del pranzo. 
Era abitudine della scuola che a metà mattina le bimbe consumassero la
colazione che tenevano nel cestello e Rossella era solita trovarvi un panino
ripieno di cioccolata o di marmellata che Lucietta aveva provveduto a
prepararle con
scrupolosa attenzione, involtandolo in un tovagliolo pulitissimo. 
Un giorno però Rossella cominciò a sentirsi male e subito le venne una febbre
altissima. 
Il medico, subito chiamato, ebbe il dubbio che fosse tifo, un male che viene se
non si bada troppo all'igiene. 
Per meglio fare gli accertamenti del caso diede l'ordine di farla ricoverare
all'ospedale dei bambini facendo capire che anche
l'assistenza sarebbe stata migliore. 
Lucietta si mortificò per queste parole che lui disse al babbo perché pensò
fossero dirette alla sua disattenzione mentre sapeva bene di non meritarle. Fu
obbligata a staccarsi da sua sorella che per 40 lunghi giorni dovette stare
isolata nello speciale
reparto delle malattie contagiose. 
Finalmente , guarita e tornata a casa, tutti ripresero la vita normale. Il babbo
operaio, al lavoro dalla mattina alla sera e le due bambine, a farsi compagnia. 
Lucietta non si era ancora tolto il dubbio di come la sorellina si fosse
ammalata e spesso le poneva delle domande per scoprirlo. Sempre inutilmente.
Finché un giorno, la zia che viveva lontano, venne a trovarle recando loro un
cestino di fragole che si affrettò a lavare e a condire con zucchero e limone. 
La golosa Rossella a quel punto disse: Non vedo l'ora di mangiarle perché mi
piacciono tanto, L'ultima volta che le ho assaggiate è stato a scuola prima
della malattia, quando Doretta me le ha date in cambio del mio pane e
marmellata. 
Solo allora Lucietta capì e si rasserenò perché non era stata una sua
disattenzione a farla ammalare.
Ma proprio dal terriccio delle fragole era venuto il tifo perché Doretta, la
compagna della sua sorellina era figlia della fruttivendola ed era solita
portarsi per colazione la frutta senza lavare che prendeva dal banco della sua
mamma. 
     
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IN GIARDINO
    
 Amarilla casco d'oro  
 Romolino nero nero   
fratellini assai graziosi  
 ma dai giuochi  
tempestosi.  
 Per la mano assai carini  
 se ne andavano i bambini passeggiando assai contenti curiosando bene attenti.  
 Se potevano i tesori dispensavano favori ma  talvolta tant'impicci combinavano e
pasticci. Bisticciavano assai spesso pur amandosi lo stesso e legavano a dovere quando avevano in cantiere nuovi giuochi
da provare o dei guai da combinare.
 
Per la mano spensierati 
che già s'erano scordati 
del castigo che papà 
gli avea dato giorni fa 
allorché così infuriato 
disse ai bimbi mozzafiato: 
"Senza uscire per tre
giorni 
a girare nei dintorni 
così almeno è da sperare 
noi potremo rifiatare". 
Ma trascorse tre giornate 
  con tante ore condannate 
a restare inoperose 
ed a far cose noiose… 
Fu la mamma a intervenire 
perché stava per svenire 
nel vedere i figlioletti 
tristi come coniglietti. 
Così il babbo perdonò  
e in giardino li portò.  
Cominciarono così  
a far danni pure lì…  
Calpestarono le aiuole  
dove c'erano le viole  
poi si misero a innaffiare  
così tanto da affogare  
delle dalie grosse e belle  
che parevan tante stelle.  
Questo fu un gran dispiacere  
pure per il giardiniere  
che per mesi avea curato  
quelle piante insieme al prato  
ma oramai così allagato  
S'era tutto rovinato…  
Figurarsi la mammina  
che restò molto avvilita  
nel vedere devastato  
quel giardino tanto amato  
mentre al babbo questo fatto  
ha causato un mezzo infarto.
 
 
 
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