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ALCUNE FIGURE FEMMINILI DELL’ANTICO TESTAMENTO     pagina 3
 

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Il libro di Ruth narra la vicenda di altre due donne solidali tra loro, legate da intenso affetto e pronte ad aiutarsi reciprocamente: sono Noemi e Ruth. Gli ebrei leggono la loro vicenda a Shavuot, la Pentecoste ebraica .

La storia si svolge sempre al tempo dei Giudici, ma fu scritta all’epoca di Esdra e Neemia (458-445 aC) . A differenza dell’altra vicenda, dove si parlava di guerra e di violenza, ora c’è un ambiente sereno e quotidiano, caratterizzato dalla pace, dal dialogo, dal mondo della famiglia , ma anche qui le figure femminili influenzano il corso della storia. Ruth non ha voluto ritornare a casa, sua per restare con la suocera. Sono due vedove provate dai dolori e dalla miserie, ma unite dall’amore reciproco . Questo legame permette loro di affrontare le avversità e vincerle, per passare poi dalla sofferenza alla gioia. Sono donne indipendenti, protagoniste delle loro vite, sole, ma con la possibilità di amare ed essere amate. La vicenda glorifica le loro virtù, specialmente la pietà, la fedeltà, la continuità della linea familiare ed alla fine saranno premiate, perchè hanno impedito la fine della famiglia. Dio ricompensa largamente la loro bontà, provvedendo al sostentamento (Rt1,6) ed alla continuità( 4,13)del Suo Popolo e fa diventare Storia Sacra, una vicenda di donne.

Ruth con la suocera NoemiRuth ha fatto la scelta di lasciare la sua famiglia e la patria (come Rebecca la moglie di Isacco) per stare con la suocera e quest’ultima la contraccambia con cure più che materne, tanto da farla diventare un’antenata di David e di conseguenza far parte della genealogia di Gesù (Mt 1,5). Sono donne giuste, non si lasciano travolgere dagli avvenimenti, ma li affrontano con scelte coraggiose, aiutandosi reciprocamente; un chiaro esempio di “sorellanza”!

 Elimelech era il marito di Noemi, la moglie restata vedova è: (la dolce); ma dopo la morte dei due figli, vorrebbe cambiare il suo nome in Mara (l’amarezza). Maclon è il primo figlio, marito di Ruth; Chilion è il secondo figlio, marito di Orpa , la prima nuora, è colei che ritorna a casa sua. Ruth è la seconda nuora. Booz è il nome del parente prossimo che sposerà Ruth, e avranno Obed, come figlio. Prima di raccontare i fatti, è bene spiegare le due leggi tipiche del diritto familiare: quella del levirato e quella del riscatto , determinanti per la vicenda. La moglie era considerata a tutti gli effetti parte integrante dei beni del marito perciò il levirato includeva l’obbligo ed il diritto di sposare la cognata rimasta vedova e di riscattare, cioè ricomprare, i beni del defunto perchè restassero in famiglia. Il figlio nato da questa unione sarebbe stato considerato a tutti gli effetti, figlio del morto e avrebbe ereditato i suoi beni(Dt 25,5-10). In mancanza del fratello del morto, il diritto passava al parente più prossimo. Questo avveniva perchè in Israele, a causa delle guerre, c’erano più vedove che scapoli ed era indispensabile aiutarle, affinché non fossero costrette a chiedere l’elemosina. Questa usanza del levirato, diffusa in tutta la zona, precede la legislazione mosaica e doveva essere bene accettata dalle donne se la cananea Tamar, rimasta vedova senza prole, di ben due figli di Giuda, Er e Oman, poiché non volevano farla sposare con l’ultimo fratello Sela, arrivò a fingersi prostituta per costringere lo suocero a compiere con lei la legge del levirato. Tamar restò incinta e Giuda, saputolo, volle farla uccidere. Allora lei svelò il suo travestimento e rimandò il sigillo, i cordoni ed il bastone,ricevuti come pegno dallo suocero, che li riconobbe e disse: “Essa è più giusta di me”(Gn 38;25-26). Dalla loro unione nacque Perez, antenato di David poi di Gesù. Nel libro di Ruth viene ricordata come la madre di Perez (4,12),che fu il primo antenato della genealogia di David (4, 18). Ruth e Tamar hanno molte cose in comune: sono entrambe straniere e vedove e per restare incinte hanno applicato a se stesse la legge del levirato.

Tamar è menzionata insieme a Racab, Ruth, Betzabea e Maria nella genealogia di Gesù (Mt 1,1-16). Per le ebree avere un figlio (ben in ebraico deriva dal verbo “costruire”); fare una discendenza, un impegno molto importante. Le mogli sterili erano disperate e supplicavano Dio di restare incinte (come Sara madre di Isacco, Rebecca madre di Giuseppe e Beniamino, Anna madre di Samuele).

La storia di Ruth e Noemi è ricca di sorprese dall’inizio alla fine, perciò piacevole da leggere, perché presenta situazioni interessanti dalle quali le escono vincitrici. Noemi era una donna benestante sposata con Elimelech, madre di Maclon e Chilion e viveva a Betlemme , in ebraico: la casa del pane. Quando venne la carestia la famiglia emigrò nelle campagne di Moab. Morì il marito e la donna rimase con i due figli, essi sposarono Orpa e Ruth, due moabite. Dopo 10 anni anche i due figli morirono. Allora Noemi, sentendosi sola e senza discendenza, prese la decisione di ritornare nella sua città “perchè aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo, dandogli il pane”(Rt1,6) e durante il cammino, consigliò le nuore di ritornare a casa loro. Non aveva altri figli da dare loro in matrimonio, perciò non le voleva tener legate a sé ed alla legge del levirato, come suggerisce un midrash. Orpa alle sollecitazioni della suocera, da prima oppose resistenza piangendo insieme alla cognata, poi accettò e ritornò dai suoi, infatti il suo nome era “volgere le spalle”. L’altra nuora invece rifiutò di abbandonarla e fece la sua dichiarazione d’amore: “Non insistere con me perchè ti abbandoni e torni indietro senza di te; perchè dove andrai tu andrò anch’io; dove ti fermerai mi fermerò, il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio, dove morirai tu , morirò anch’io e vi sarò sepolta. Il Signore mi punisca come vuole, se altra cosa che la morte mi separerà da te” (1,16-17).
Noemi arrivò a Betlemme, ma era triste, infatti alle donne venute a salutarla disse: ”chiamatemi Mara, perchè l’Onnipotente mi ha resa infelice”(1,20).
Ruth, ben decisa a non lasciarla, la seguì, perchè era legata da grande affetto, accettando liberamente le conseguenze del suo matrimonio e scelse l’ebraismo con tutte le sue norme (mizvot), pur avendo coscienza di rinunciare alla sua identità moabita, alla sua famiglia, alla sua terra e alla sua patria. Ella entrò con decisione nel popolo, nella cultura e nella religione della suocera, anche se quest’ultima la scoraggiava in tutti i modi. Da donna pratica, appena giunse a Betlemme, pensò al loro sostentamento, andando a cercar lavoro dopo aver avvertito Noemi e superò le difficoltà. Era il periodo della mietitura dell’orzo e per una straniera, vedova e povera non c ‘era che una possibilità, andare a spigolare. Infatti nel Levitico c’è scritto che quando si miete le messi della propria terra, non si deve mietere fino al margine del campo, ne raccogliere ciò che resta da spigolare del proprio raccolto invece lo si deve lasciare per il povero e per il forestiero (cf Levitco 23,22).
Ruth per caso si trovò a spigolare nella parte della campagna appartenente a Booz (cf2,3) ed anche se il narratore non lo precisa, qui c’è un segno della presenza di Dio, non è stata una causalità. Booz era un parente molto anziano, della famiglia di Elimelech. Quando egli venne nel campo per controllare il lavoro vide una persona sconosciuta e si informò chi fosse. Il servo rispose: “E' una giovane moabita quella che è tornata con Noemi... Ha detto vorrei spigolare...E' venuta ed è rimasta in piedi da stamattina“ (Rut2,4). Siccome Booz la agevolò molto, Ruth ne volle saper la ragione e gli chiese spiegazione. La risposta fu “Mi è stato riferito quanto hai fatto per tua suocera... Il Signore ti ripaghi quanto hai fatto e il tuo salario sia pieno da parte del Signore, Dio d’Israele, sotto le cui ali sei venuta a rifugiarti” (Rt 2, 11-12). La conversazione fece nascere una mutua simpatia tra i due.
L’ incontro sfocerà nelle nozze ed è diverso dagli altri racconti biblici, dove l’uomo prendeva sempre l’iniziativa, uscendo di casa e andando a cercar moglie e dovendo talvolta lavorare per ottenerla, (Gn 24,29; Es 2,15-22) in questa vicenda c’è una inversione di ruoli! Booz, dopo averle manifestato la sua stima, le diede 30 chili di orzo e “le spighe arrostite messe a parte per lei”( Rt 2,18) . Ruth ritornò a casa e consegnò subito il cibo a Noemi, che benedisse colui che aveva aiutato la nuora, prima di saper da chi lo avesse avuto , ma saputolo, si rallegrò perchè vide in lui un possibile marito per lei e disse: “Il Signore è sempre fedele alle sue promesse, con i vivi e con i morti” (Art.2,20). Booz oltre ad essere un uomo di alte doti morali era anche ricco, qualità importante, in quanto un matrimonio di levirato con Ruth implicava il riscatto del campo, ormai in possesso di altri, ma che il marito morto avrebbe ereditato se Elimelekh non avesse lasciato il paese. Per la nuora, la suocera era stata sempre al primo posto nel suo affetto e nelle sue azioni, ma da ora in poi Noemi ripagherà Ruth, di cui desidera la felicità, architettando un piano strategico. Le suggerì di farsi bella, tornare al campo, dove avrebbe trovato gli uomini addormentati dopo aver mangiato e bevuto al pranzo di fine trebbiatura e, senza farsi scorgere da nessuno, sdraiarsi ai piedi di Booz sotto alla coperta. La giovane donna si fidò della suocera, andò e rischiò, perchè entrambe avevano una grande fiducia in Dio! Verso mezzanotte Booz si svegliò e si accorse della presenza di una donna.
Ruth era stata ben ammaestrata, così poté precisare lo scopo del suo atto: “Sono Ruth, tua serva, stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva, perché tu hai il diritto di riscatto” (Rt 3,9). Fu così la donna a prendere l’iniziativa, a formulare una proposta di matrimonio, invocando la legge del levirato. Booz, ammirato dal suo coraggio e dall’attaccamento verso la sua nuova famiglia, le disse : “Sii benedetta dal Signore figlia mia! Questo tuo secondo atto di bontà è anche migliore del primo ,perchè non sei andata in cerca di uomini giovani, poveri o ricchi. Ora non temere, figlia mia, io farò per te quanto dici, perchè tutti i miei concittadini sanno che sei una donna virtuosa.” (Rt3,10-11). Proprio per questo la fece andar via prima dell’alba, perchè, diceva: “Nessuno sappia che questa donna è venuta sull’aia!” (3,14), e le diede altri viveri , per non farla tornare a casa a mani vuote. Le due donne si rividero e la nuora raccontò tutto alla suocera, con sincerità, senza doppiezza e lei la tranquillizzò dicendo,“certo quest’uomo non si darà pace finche non abbia concluso oggi stesso questa faccenda” (3,18). Infatti c’era di mezzo un ostacolo, un altro parente più prossimo, del quale Booz conosceva l’esistenza e che con l’astuzia sarà neutralizzato. Costui fu chiamato “quel tale”( 4,1) , non ebbe mai un nome, proprio perchè non aveva fatto il suo dovere di levar, rifiutando di sposare Ruth! Al mattino presto Booz si recò alla porta della città, convocò dieci uomini come testimoni, chiamò il parente con diritto di riscatto e gli chiese se voleva comprare il terreno di Noemi, alla sua risposta affermativa, gli ricordò che con il terreno doveva prendere anche la moglie del defunto, cioè Ruth ed il loro futuro figlio avrebbe eredito il campo. E’ importante il discorso di Booz, perchè unisce le due leggi di cui ho già scritto. “Quando acquisterai il campo dalla mano di Noemi (legge del riscatto), nell’atto stesso tu acquisterai anche Ruth, la Moabita, moglie del defunto (legge del levirato), per assicurare il nome del defunto sulla sua eredità” (Rt 4,5). “Quel tale” disse che non poteva acquistare con il diritto di riscatto e chiese a Booz di subentra nel suo diritto, veramente, si tolse il dandolo e glielo diede, per confermare le parole dette; dimostratndosi un uomo egoista, infatti non ha minimamente pensato ad aiutare la famiglia di Noemi, ma solo che in questo affare non avrebbe guadagnato nulla e forse perso qualcosa! Così Booz comprò il terreno e prese in moglie Ruth, “per assicurare il nome del defunto sulla sua eredità” (Rt 4,10) ebbe un figlio, però stranamente nelle genealogia del libro di Ruth e del Vangelo di Matteo non viene presentato, secondo l’usanza ebraica, come figlio di Maclon, il primo marito di Ruth, ma come figlio di Booz. Gli anziani fecero a Ruth l’augurio di essere come le mogli di Giacobbe, Lea e Rachele, considerandola così, una “madre di Israele” e considerando la sua casa come quella di Perez accomunando il caso di Ruth e Booz a quello di Tamar e Giuda, della cui vicenda ho già scritto. Quando nacque il figlio tanto desiderato, Noemi lo chiamò Obed e lo accudiva come fosse suo, tanto da sentirsi dire dalle vicine: “Egli sarà il tuo consolatore ed il sostegno della tua vecchiaia; perchè l’ha partorito tua nuora che ti ama e che vale per te più di sette figli” ( Rt 4,15). Ruth ha avuto molte doti, ma quella emergente è stata la sua misericordia (hésed) verso Noemi. Nella Bibbia questa parola serve per esprimere la misericordia di Dio, perciò possiamo paragonare il suo atteggiamento a quello di un Dio sensibile all’emarginazione degli stranieri, alla solitudine delle vedove ed alle sofferenze dei poveri.

Nella Bibbia queste figure femminili ed altre ancora mi hanno insegnato a diventare “donna”.

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Maria Caterina Chiavari Marini Clarelli
 

 

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