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Il libro di Ruth narra la vicenda di altre due donne solidali tra loro,
legate da intenso affetto e pronte ad aiutarsi reciprocamente: sono
Noemi e Ruth. Gli ebrei leggono la loro vicenda a Shavuot, la Pentecoste
ebraica .
La storia si svolge sempre al tempo dei Giudici, ma fu scritta all’epoca
di Esdra e Neemia (458-445 aC) . A differenza dell’altra vicenda, dove
si parlava di guerra e di violenza, ora c’è un ambiente sereno e
quotidiano, caratterizzato dalla pace, dal dialogo, dal mondo della
famiglia , ma anche qui le figure femminili influenzano il corso della
storia. Ruth non ha voluto ritornare a casa, sua per restare con la
suocera. Sono due vedove provate dai dolori e dalla miserie, ma unite
dall’amore reciproco . Questo legame permette loro di affrontare le
avversità e vincerle, per passare poi dalla sofferenza alla gioia. Sono
donne indipendenti, protagoniste delle loro vite, sole, ma con la
possibilità di amare ed essere amate. La vicenda glorifica le loro
virtù, specialmente la pietà, la fedeltà, la continuità della linea
familiare ed alla fine saranno premiate, perchè hanno impedito la fine
della famiglia. Dio ricompensa largamente la loro bontà, provvedendo al
sostentamento (Rt1,6) ed alla continuità( 4,13)del Suo Popolo e fa
diventare Storia Sacra, una vicenda di donne.
Ruth
ha fatto la scelta di lasciare la sua famiglia e la patria (come Rebecca
la moglie di Isacco) per stare con la suocera e quest’ultima la
contraccambia con cure più che materne, tanto da farla diventare
un’antenata di David e di conseguenza far parte della genealogia di Gesù
(Mt 1,5). Sono donne giuste, non si lasciano travolgere dagli
avvenimenti, ma li affrontano con scelte coraggiose, aiutandosi
reciprocamente; un chiaro esempio di “sorellanza”!
Elimelech era il marito di Noemi, la moglie restata vedova è: (la
dolce); ma dopo la morte dei due figli, vorrebbe cambiare il suo nome in
Mara (l’amarezza). Maclon è il primo figlio, marito di Ruth; Chilion è
il secondo figlio, marito di Orpa , la prima nuora, è colei che ritorna
a casa sua. Ruth è la seconda nuora. Booz è il nome del parente prossimo
che sposerà Ruth, e avranno Obed, come figlio. Prima di raccontare i
fatti, è bene spiegare le due leggi tipiche del diritto familiare:
quella del levirato e quella del riscatto , determinanti per la vicenda.
La moglie era considerata a tutti gli effetti parte integrante dei beni
del marito perciò il levirato includeva l’obbligo ed il diritto di
sposare la cognata rimasta vedova e di riscattare, cioè ricomprare, i
beni del defunto perchè restassero in famiglia. Il figlio nato da questa
unione sarebbe stato considerato a tutti gli effetti, figlio del morto e
avrebbe ereditato i suoi beni(Dt 25,5-10). In mancanza del fratello del
morto, il diritto passava al parente più prossimo. Questo avveniva
perchè in Israele, a causa delle guerre, c’erano più vedove che scapoli
ed era indispensabile aiutarle, affinché non fossero costrette a
chiedere l’elemosina. Questa usanza del levirato, diffusa in tutta la
zona, precede la legislazione mosaica e doveva essere bene accettata
dalle donne se la cananea Tamar, rimasta vedova senza prole, di ben due
figli di Giuda, Er e Oman, poiché non volevano farla sposare con
l’ultimo fratello Sela, arrivò a fingersi prostituta per costringere lo
suocero a compiere con lei la legge del levirato. Tamar restò incinta e
Giuda, saputolo, volle farla uccidere. Allora lei svelò il suo
travestimento e rimandò il sigillo, i cordoni ed il bastone,ricevuti
come pegno dallo suocero, che li riconobbe e disse: “Essa è più giusta
di me”(Gn 38;25-26). Dalla loro unione nacque Perez, antenato di David
poi di Gesù. Nel libro di Ruth viene ricordata come la madre di Perez
(4,12),che fu il primo antenato della genealogia di David (4, 18). Ruth
e Tamar hanno molte cose in comune: sono entrambe straniere e vedove e
per restare incinte hanno applicato a se stesse la legge del levirato.
Tamar è menzionata insieme a Racab, Ruth, Betzabea e Maria nella
genealogia di Gesù (Mt 1,1-16). Per le ebree avere un figlio (ben in
ebraico deriva dal verbo “costruire”); fare una discendenza, un impegno
molto importante. Le mogli sterili erano disperate e supplicavano Dio di
restare incinte (come Sara madre di Isacco, Rebecca madre di Giuseppe e
Beniamino, Anna madre di Samuele).
La storia di Ruth e Noemi è ricca di sorprese dall’inizio alla fine,
perciò piacevole da leggere, perché presenta situazioni interessanti
dalle quali le escono vincitrici. Noemi era una donna benestante sposata
con Elimelech, madre di Maclon e Chilion e viveva a Betlemme , in
ebraico: la casa del pane. Quando venne la carestia la famiglia emigrò
nelle campagne di Moab. Morì il marito e la donna rimase con i due
figli, essi sposarono Orpa e Ruth, due moabite. Dopo 10 anni anche i due
figli morirono. Allora Noemi, sentendosi sola e senza discendenza, prese
la decisione di ritornare nella sua città “perchè aveva sentito dire che
il Signore aveva visitato il suo popolo, dandogli il pane”(Rt1,6) e
durante il cammino, consigliò le nuore di ritornare a casa loro. Non
aveva altri figli da dare loro in matrimonio, perciò non le voleva tener
legate a sé ed alla legge del levirato, come suggerisce un midrash. Orpa
alle sollecitazioni della suocera, da prima oppose resistenza piangendo
insieme alla cognata, poi accettò e ritornò dai suoi, infatti il suo
nome era “volgere le spalle”. L’altra nuora invece rifiutò di
abbandonarla e fece la sua dichiarazione d’amore: “Non insistere con me
perchè ti abbandoni e torni indietro senza di te; perchè dove andrai tu
andrò anch’io; dove ti fermerai mi fermerò, il tuo popolo sarà il mio
popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio, dove morirai tu , morirò anch’io e
vi sarò sepolta. Il Signore mi punisca come vuole, se altra cosa che la
morte mi separerà da te” (1,16-17).
Noemi arrivò a Betlemme, ma era triste, infatti alle donne venute a
salutarla disse: ”chiamatemi Mara, perchè l’Onnipotente mi ha resa
infelice”(1,20).
Ruth, ben decisa a non lasciarla, la seguì, perchè era legata da grande
affetto, accettando liberamente le conseguenze del suo matrimonio e
scelse l’ebraismo con tutte le sue norme (mizvot), pur avendo coscienza
di rinunciare alla sua identità moabita, alla sua famiglia, alla sua
terra e alla sua patria. Ella entrò con decisione nel popolo, nella
cultura e nella religione della suocera, anche se quest’ultima la
scoraggiava in tutti i modi. Da donna pratica, appena giunse a Betlemme,
pensò al loro sostentamento, andando a cercar lavoro dopo aver avvertito
Noemi e superò le difficoltà. Era il periodo della mietitura dell’orzo e
per una straniera, vedova e povera non c ‘era che una possibilità,
andare a spigolare. Infatti nel Levitico c’è scritto che quando si miete
le messi della propria terra, non si deve mietere fino al margine del
campo, ne raccogliere ciò che resta da spigolare del proprio raccolto
invece lo si deve lasciare per il povero e per il forestiero (cf Levitco
23,22).
Ruth per caso si trovò a spigolare nella parte della campagna
appartenente a Booz (cf2,3) ed anche se il narratore non lo precisa, qui
c’è un segno della presenza di Dio, non è stata una causalità. Booz era
un parente molto anziano, della famiglia di Elimelech. Quando egli venne
nel campo per controllare il lavoro vide una persona sconosciuta e si
informò chi fosse. Il servo rispose: “E' una giovane moabita quella che
è tornata con Noemi... Ha detto vorrei spigolare...E' venuta ed è
rimasta in piedi da stamattina“ (Rut2,4). Siccome Booz la agevolò molto,
Ruth ne volle saper la ragione e gli chiese spiegazione. La risposta fu
“Mi è stato riferito quanto hai fatto per tua suocera... Il Signore ti
ripaghi quanto hai fatto e il tuo salario sia pieno da parte del
Signore, Dio d’Israele, sotto le cui ali sei venuta a rifugiarti” (Rt 2,
11-12). La conversazione fece nascere una mutua simpatia tra i due.
L’ incontro sfocerà nelle nozze ed è diverso dagli altri racconti
biblici, dove l’uomo prendeva sempre l’iniziativa, uscendo di casa e
andando a cercar moglie e dovendo talvolta lavorare per ottenerla, (Gn
24,29; Es 2,15-22) in questa vicenda c’è una inversione di ruoli! Booz,
dopo averle manifestato la sua stima, le diede 30 chili di orzo e “le
spighe arrostite messe a parte per lei”( Rt 2,18) . Ruth ritornò a casa
e consegnò subito il cibo a Noemi, che benedisse colui che aveva aiutato
la nuora, prima di saper da chi lo avesse avuto , ma saputolo, si
rallegrò perchè vide in lui un possibile marito per lei e disse: “Il
Signore è sempre fedele alle sue promesse, con i vivi e con i morti”
(Art.2,20). Booz oltre ad essere un uomo di alte doti morali era anche
ricco, qualità importante, in quanto un matrimonio di levirato con Ruth
implicava il riscatto del campo, ormai in possesso di altri, ma che il
marito morto avrebbe ereditato se Elimelekh non avesse lasciato il
paese. Per la nuora, la suocera era stata sempre al primo posto nel suo
affetto e nelle sue azioni, ma da ora in poi Noemi ripagherà Ruth, di
cui desidera la felicità, architettando un piano strategico. Le suggerì
di farsi bella, tornare al campo, dove avrebbe trovato gli uomini
addormentati dopo aver mangiato e bevuto al pranzo di fine trebbiatura
e, senza farsi scorgere da nessuno, sdraiarsi ai piedi di Booz sotto
alla coperta. La giovane donna si fidò della suocera, andò e rischiò,
perchè entrambe avevano una grande fiducia in Dio! Verso mezzanotte Booz
si svegliò e si accorse della presenza di una donna.
Ruth era stata ben ammaestrata, così poté precisare lo scopo del suo
atto: “Sono Ruth, tua serva, stendi il lembo del tuo mantello sulla tua
serva, perché tu hai il diritto di riscatto” (Rt 3,9). Fu così la donna
a prendere l’iniziativa, a formulare una proposta di matrimonio,
invocando la legge del levirato. Booz, ammirato dal suo coraggio e
dall’attaccamento verso la sua nuova famiglia, le disse : “Sii benedetta
dal Signore figlia mia! Questo tuo secondo atto di bontà è anche
migliore del primo ,perchè non sei andata in cerca di uomini giovani,
poveri o ricchi. Ora non temere, figlia mia, io farò per te quanto dici,
perchè tutti i miei concittadini sanno che sei una donna virtuosa.”
(Rt3,10-11). Proprio per questo la fece andar via prima dell’alba,
perchè, diceva: “Nessuno sappia che questa donna è venuta sull’aia!”
(3,14), e le diede altri viveri , per non farla tornare a casa a mani
vuote. Le due donne si rividero e la nuora raccontò tutto alla suocera,
con sincerità, senza doppiezza e lei la tranquillizzò dicendo,“certo
quest’uomo non si darà pace finche non abbia concluso oggi stesso questa
faccenda” (3,18). Infatti c’era di mezzo un ostacolo, un altro parente
più prossimo, del quale Booz conosceva l’esistenza e che con l’astuzia
sarà neutralizzato. Costui fu chiamato “quel tale”( 4,1) , non ebbe mai
un nome, proprio perchè non aveva fatto il suo dovere di levar,
rifiutando di sposare Ruth! Al mattino presto Booz si recò alla porta
della città, convocò dieci uomini come testimoni, chiamò il parente con
diritto di riscatto e gli chiese se voleva comprare il terreno di Noemi,
alla sua risposta affermativa, gli ricordò che con il terreno doveva
prendere anche la moglie del defunto, cioè Ruth ed il loro futuro figlio
avrebbe eredito il campo. E’ importante il discorso di Booz, perchè
unisce le due leggi di cui ho già scritto. “Quando acquisterai il campo
dalla mano di Noemi (legge del riscatto), nell’atto stesso tu
acquisterai anche Ruth, la Moabita, moglie del defunto (legge del
levirato), per assicurare il nome del defunto sulla sua eredità” (Rt
4,5). “Quel tale” disse che non poteva acquistare con il diritto di
riscatto e chiese a Booz di subentra nel suo diritto, veramente, si
tolse il dandolo e glielo diede, per confermare le parole dette;
dimostratndosi un uomo egoista, infatti non ha minimamente pensato ad
aiutare la famiglia di Noemi, ma solo che in questo affare non avrebbe
guadagnato nulla e forse perso qualcosa! Così Booz comprò il terreno e
prese in moglie Ruth, “per assicurare il nome del defunto sulla sua
eredità” (Rt 4,10) ebbe un figlio, però stranamente nelle genealogia del
libro di Ruth e del Vangelo di Matteo non viene presentato, secondo
l’usanza ebraica, come figlio di Maclon, il primo marito di Ruth, ma
come figlio di Booz. Gli anziani fecero a Ruth l’augurio di essere come
le mogli di Giacobbe, Lea e Rachele, considerandola così, una “madre di
Israele” e considerando la sua casa come quella di Perez accomunando il
caso di Ruth e Booz a quello di Tamar e Giuda, della cui vicenda ho già
scritto. Quando nacque il figlio tanto desiderato, Noemi lo chiamò Obed
e lo accudiva come fosse suo, tanto da sentirsi dire dalle vicine: “Egli
sarà il tuo consolatore ed il sostegno della tua vecchiaia; perchè l’ha
partorito tua nuora che ti ama e che vale per te più di sette figli” (
Rt 4,15). Ruth ha avuto molte doti, ma quella emergente è stata la sua
misericordia (hésed) verso Noemi. Nella Bibbia questa parola serve per
esprimere la misericordia di Dio, perciò possiamo paragonare il suo
atteggiamento a quello di un Dio sensibile all’emarginazione degli
stranieri, alla solitudine delle vedove ed alle sofferenze dei poveri.
Nella Bibbia queste figure femminili ed altre ancora mi hanno insegnato
a diventare “donna”.
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Maria Caterina Chiavari Marini Clarelli
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