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         L'
        AMORE di MARLENE  | 
    
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          La festa organizzata nel più
        famoso albergo di Berlino dal conte Carlo Richer proprietario di una
        grande Casa farmaceutica era stata data in onore dell'avvocato Guido G.
        con Studio a Parigi e ritenuto il più accreditato legale del momento in
        campo internazionale.  I
        suoi clienti appartenevano alla nobiltà e al mondo della finanza
        europea e, al suo Studio Legale, venivano affidate cause familiari
        delicatissime e quelle che vertevano su interessi economici e
        scientifici.    Il
        festeggiato, abituato a disdegnare ogni invito mondano, questa volta,
        non aveva potuto esimersi dal parteciparvi con la  bellissima moglie Marlene di cui era gelosissimo. Lo
        raccontavano le cameriere che si affezionavano facilmente alla dolce
        signora svizzera e che, uniche testimoni dei loro litigi,affermavano
        quanto ella non gliene desse motivo perché conduceva una vita discreta
        e molto ritirata.  Tutti
        gl'intervenuti alla favolosa serata, avevano ammirata la deliziosa
        signora molto distinta ed elegante e che non si vedeva mai 
        nei ricevimenti a cui partecipava il marito. Specialmente il
        conte Carlo promotore della festa  sembrava
        molto eccitato dalla presenza della bella svizzera, come aveva
        sottolineato in un brindisi  dedicato
        al brillante avvocato. L' euforia dell'anfitrione non era sfuggita a
        nessuno dei presenti, tanto meno alla gelosia sospettosa del festeggiato
        che aveva tallonato sua moglie per tutta la serata affinché non
        rimanesse neppure un istante a tu per tu con lo sfacciato ammiratore.   
        Riservandosi, a  festa
        conclusa, di prendersela con lei accusandola di aver provocato quelle
        esplosioni ammirative.  Già
        sull'automobile che li riportava nella suite 
        dell' Hotel Astoria che avevano affittato per quei due giorni a
        Berlino, aveva cominciato ad insinuare i suoi sospetti che fecero
        innervosire Marlene che si astenne dal rispondergli. 
        In ascensore, iniziando a sfilarsi i guanti, lei già sapeva che
        la sfuriata sarebbe esplosa  per
        un nascosto piacere di suo marito di distruggerle qualsiasi parentesi di
        svago.   Quella sera,
        un po' alticcio per le libagioni della serata, era anche più caricato.
        Entrati nella suite, ella fece scivolare il suo mantello da sera sul
        divanetto dell'anticamera e con gesto brusco 
        vi gettò sopra guanti e borsa, proseguendo sveltamente verso la
        stanza da letto.  Mentre si
        lasciava cadere sulla poltrona accanto al letto per sfilarsi le scarpe,
        fu raggiunta da Guido che accigliato la interpellò bruscamente: "
        Sei nervosa vero? " -Molto stanca dovresti dire...sai bene che io
        non sono abituata alle feste !- La pronta risposta della moglie eccitò
        di più l'uomo che, con cattiveria, 
        volle ferirla : "Fortuna che non sei abituata alle feste,
        perché sai civettare molto bene ! Stasera sembravi fatta di miele,
        tutti gli uomini erano attorno a te. Specialmente il conte, ti ha
        dedicato persino un brindisi infiocchettato!" Mi sembra che il brindisi lo ha
        dedicato più che altro a te che sei il suo avvocato.   - Dovresti capire che ti sta un pò circuendo 
        con la sua tattica diplomatica, compresa la festa che ti ha
        organizzata.  In questo
        momento gli sei molto utile giacché trema 
        al solo pensiero di dover perdere la causa che gli stai
        perorando. - Sono in ballo milioni insieme al suo 
        onore in questa vertenza e, lui, è nelle tue mani...  
        Te lo sei forse  scordato?... -Altro che ammirazione per la moglie del suo
        avvocato! E' solo adulazione per te che comprende anche me per tenerti
        caro....non lo capisci?-  Guido,
        per non ascoltare le ragioni di sua moglie, girò con stizza la manopola
        dell'apparecchio radio che aveva sul comodino. 
        Il tono sregolato della musica chiassosa che si diffuse nella
        stanza, costrinse Marlene a turarsi le orecchie, mentre mormorava,
        stancamente: - Spegni, per favore, questo chiasso... non lo
        sopporto...stasera ho i nervi a pezzi e 
        non vedo l'ora di riposarmi per un paio d'ore che dovremo
        metterci in viaggio presto se vogliamo essere a casa per l'ora di
        pranzo.  Nel chiudere la
        manopola, Guido,  non poté
        fare a meno di sottolineare, quasi parlando a sé stesso " Poverina
        ha i nervi a pezzi, ma alla festa, la" signora", non sembrava
        tanto a pezzi!" Era forse la corte del conte che la elettrizzava? 
        Marlene a queste perfide parole sbottò con rabbia dolente:- 
        Perché sei così cattivo con me. sono tutte bugie quelle stai
        dicendo. Smettila  te ne
        prego, non voglio litigare.  -
        Mi devi spiegare perché hai insistito per condurmi qui a Berlino visto
        che non mi fai partecipare mai ai tuoi convegni....Dimmi che ti serviva
        la moglie di rappresentanza per non dispiacere al tuo cliente!   - Tanto più che non sono stata libera né di muovermi
        né di parlare con i tuoi occhi sempre fissi su di me.   -Sapessi che disagio trovarmi fra tutta quella gente
        sconosciuta, specialmente col tuo sguardo da "secondino" che
        sorvegliava ogni mia mossa.  Quanto
        sarei stata meglio  a casa
        sola e tranquilla! -  Adesso
        fammi il piacere di smetterla che  dobbiamo
        riposarci qualche ora se si deve partire presto. Marlene aveva gli occhi
        pieni di pianto nel pronunziare queste parole e dopo essersi coricata,
        non  trovò sonno, al
        contrario di suo marito che, dopo ogni battibecco, riusciva ad
        addormentarsi profondamente.  Erano
        quasi le quattro quando si era distesa senza un filo di sonno. 
        E, invece di riposare, ripassò mentalmente a occhi socchiusi, i
        suoi dieci anni di matrimonio che stavano dissolvendosi come nebbia al
        sole:-    Da tempo
        non c'era comprensione  fra
        loro  e quello che era
        iniziata come una storia  d'amore,
        si stava rivelando un legame pieno di attriti e di continui rimbrotti. 
         A lui, sempre accigliato, bastava
        un lieve pretesto per creare delle liti furibonde che li lasciavano
        amareggiati e immusoniti. Lei, figlia unica di una facoltosa famiglia di
        Lugano,  era ancora
        minorenne quando si era invaghita di Guido di dieci anni maggiore e
        prossimo alla laurea di avvocato.  Quel
        giovane studente innamorato, figlio di amici, aveva conquistato anche i
        genitori della ragazza che non trovarono nulla in contrario ad accordare
        il loro consenso alle nozze non appena lui le propose.  
         Era giovanissima e con la testa
        piena di fantasie, ma a quindici anni, si era già diplomata e
        continuava a frequentare il Conservatorio musicale.  
         Aveva precorso i tempi quella
        ragazzina e prometteva di essere giudiziosa e responsabile e, la sua età
        le mostrava tutto   bello,
        chiaro, promettente e, del matrimonio aveva una idea romantica,
        influenzata anche dalla perfetta unione dei suoi genitori.   
         Non pensava affatto quanto sia
        importante conoscere le affinità di carattere e di sentimento fra i
        partner che, proprio nelle discordanze di principi, trovano le punte
        aguzze che sempre più minano l'accordo. 
         Come tutte le ragazzine, anche
        lei s'infatuò della bellezza fisica di Guido maggiore di dieci anni al
        quale tutte le sue coetanee facevano il filo, ma lei ebbe più
        probabilità di conquistarlo perché figlio di amici di famiglia e ben
        visto anche dai suoi, ebbe la possibilità di esserle amica. 
        Al suo fianco si sentiva una piccola regina e sempre più si
        attaccava a lui, tremando al pensiero di perderlo.  
        Lui fu accalappiato dalla spontaneità della bella 
        fanciulla che lo guardava ammirata e che stimava per i successi
        scolastici che mieteva e che si stava facendo grande 
        sotto i suoi occhi.   La figura slanciata, un casco di
        capelli biondi e uno sguardo innamorato e, da non trascurare, una
        famiglia generosa che per quella unica figlia sarebbe stata sempre
        disponibile.  Per un giovane
        smanioso di arrivare vi erano tutte le premesse per contrarre un
        matrimonio azzeccato e considerò una vittoria spuntarla sulle
        perplessità dei genitori che alla  richiesta di matrimonio,del testardo avvocato, fecero cadere
        tutte le opposizioni.     Di fronte alla decisione dei due
        fidanzati  i genitori di
        Marlene offrirono anche un aiuto economico affinché 
        potessero acquistare una casa a Parigi dove lui voleva aprire uno
        Studio Legale..   Il
        futuro sembrava sorridere ai due giovani sposi 
        che partirono pieni di entusiasmo, con tante curiosità da
        soddisfare, nella città che attira tanta gioventù.     
         Dopo
        una cerimonia fastosa e gaia la coppia partì per la Francia 
        per una lunga luna di miele e, infine s'insediarono nella loro
        nuova casa che avevano deciso di arredare quando fossero stati sul
        posto.    E
        la vita a due ebbe inizio.    Lei,
        con la casa d'arredare e lui, con lo studio da avviare, avrebbero avuto
        il loro daffare impegnandosi in modo pieno.  
         Le
        loro giornate si dimostrarono subito 
        molto attive e snervanti col solo conforto di ritrovarsi a sera
        per raccontarsi le loro esperienze e le loro vittorie.. Non desideravano
        neppure uscire spesso perché insieme si completavano e 
        preferivano godersi la loro intimità piena di racconti e scambi
        affettuosi.   Nelle due
        ore di riflessione nella quiete della stanza da letto, l'insonne
        Marlene,non ricordava come e quando fossero iniziate le diversità.      Quel
        loro  cielo azzurro iniziò
        ad annuvolarsi allorché lui dimostrò il suo dispotismo pretendendo
        obbedienza cieca dalla moglie che si ostinava a considerare bambina e
        sprovveduta  Prese a
        bocciare ogni sua idea e ogni sua iniziativa sottolineando che aveva un
        cervello da bambina.   Criticava 
        specialmente i suoi modi affabili e cordiali che la facevano
        amare da tutti,  ritenendoli
        immaturi e non adatti ad una donna sposata.   
         Sradicata
        dalla sua città nativa, la povera moglie, si sentiva disprezzata e
        avvilita  dalle rampogne di
        un marito dittatore che la umiliava in continuazione. 
        Nella vita parigina, non aveva modo d'inserirsi per i troppi
        divieti che non le consentivano la normalità di conoscenze di luoghi e
        persone.  Guido, per la sua
        professione, aveva la possibilità di conoscenze e di contatti locali,
        lei, strettamente legata alle sue giornate casalinghe, cominciò a
        desiderare di poter tornare talvolta a visitare i suoi parenti.   
         Quanto
        le mancava la luminosità della sua Lugano!L'avvocato, preso da
        clientela e udienze non aveva tempo per la moglie e, secondo lui,
        bastava il telefono a mantenere i contatti con le loro famiglie e
        rintuzzava ogni richiesta con la scusa di essere sempre oberato di
        lavoro      Nella
        sua attività  non aveva
        veramente soste perché vi si era gettato anima e corpo con la bramosia
        di primeggiare e farsi un nome. A distanza di qualche anno furono i
        genitori di entrambi  a
        spostarsi verso  Parigi 
        per qualche rapido soggiorno presso di loro..    Marlene,
        non trovava giusti i dinieghi  
        e non capiva perché suo marito fosse così scorbutico; era
        ferita nel sentirlo così insensibile alle sue necessità e poco
        rassicurante come marito.  Inoltre,
        la sua, era gelosia patologica e  gl'impediva
        di capire come mai sua moglie non riuscisse ad essere infatuata di
        Parigi come lo era lui senza considerare che le giornate di lei così
        monotone e solitarie  potevano
        esserle molto pesanti.   
         Vivere
        a Parigi o in qualsiasi altro luogo sarebbe stato ugualmente monotono in
        quelle condizioni!  Marlene
        che si era avvalsa di una esperta  arredatrice
        per sistemare l'appartamento, riuscì a farne una dimora di tutto
        rispetto  e, dedicandovi la
        maggior parte del suo tempo, non  finiva
        mai di rifinirla e abbellirla.  
        Realizzava piccoli prodigi con le sue mani sempre attive,
        realizzando così la  sua vena artistica e quadretti, cuscini e tovaglie mostravano
        la sua maestria fino a ché non ebbe quasi più nulla da fare. Per
        giunta, non aveva mai ricevuto un complimento per tutto ciò che creava,
        perché a lui  sembrava
        tutto dovuto.    O
        forse non voleva darle soddisfazione per tema che s'inorgoglisse?  
        A lui piaceva tenerla sottoposta e tenere nelle proprie mani 
        i fili della sua  esistenza
        che riteneva di sua esclusiva proprietà.   
        Terminata la sistemazione della casa, si trovò ad aver esaurito
        molto del suo daffare e non sapendo come riempire alcune ore, riprese lo
        studio del pianoforte con una Maestra del vicino Conservatorio che le
        veniva a dare le  lezioni a
        domicilio  Ma questo non
        bastava ad allietarla giacché le ore di solitudine erano troppe e la
        mente vagava nell'estenuante attesa di un coniuge sempre assente e che
        non riteneva necessario avvisarla dei suoi spostamenti che potevano
        anche essere viaggi di lavoro della durata di più giorni. E nessun
        diversivo colmava la sua amarezza.. 
        Semmai, della città, avvertiva la bigia atmosfera di certe
        giornate che le causavano una grande malinconia poiché la confrontava
        alla solarità del suo Paese.  Rimpiangeva
        anche le distese candide e innevate dei campi da sci, i laghi e
        soprattutto la vita sociale spigliata e serena.  
        Da piccola  frequentava
        i concerti con sua madre, lei stessa una discreta pianista.  
        Il suo maggiore sconforo era la mancanza di un figlio che  non si era mai annunziato. 
        Specialmente in Marlene questo desiderio di maternità era acuto
        e insistente e non aveva neppure  amiche
        con cui scambiare pareri ed opinioni o, semplicemente per avere un po'
        di compagnia.  La mancanza
        di amicizie era da attribuirsi a suo marito che non desiderava avere
        rapporti neppure con le famiglie dei suoi colleghi.  
        Marlene l'aveva assecondato volentieri tutta presa dalla
        sistemazione della  casa,  
        ma finì per capire che, declinando ogni invito, lui,
        soddisfaceva la propria volontà che era quella di 
        tenerla isolata da tutti per una gelosia insensata e immotivata
        che sempre di più la offendeva. Si fece strada in lei il dubbio che non
        era quello l'Amore con l'A maiuscola che lei aveva vagheggiato. Si dava
        colpa per non averlo saputo suscitare in lui e se ne sentiva 
        rammaricata,  Non
        aveva pensato minimamente che sposandosi dovesse accettare una
        condizione  da oppressa non
        motivata da nulla giacché la sua vita 
        che scorreva trasparente e tutta dedicata ai doveri casalinghi
        non meritava questo.     La
        solitudine la opprimeva  e
        se si provava a parlarne col suo compagno, veniva tacitata con stizza:-
        " Cosa ti manca?  Con
        una casa da mandare avanti non hai motivo di annoiarti.  
        "  Licenzia la
        domestica e fai da te ogni cosa...e poi, dove vorresti andare da sola 
        se quì non conosci nessuno.?"    
        Così sbrigava le esigenze di sua moglie e non si compenetrava 
        di ciò che lei sentiva.  Non
        poteva però non accorgersi quanto fosse inappagata e invece di darle
        tenerezza  aumentava le scene di gelosia e, sempre più le imponeva
        l'osservanza passiva dei suoi ordini giacché erano veri ordini quelli
        che imponeva a sua moglie..  La
        trattava, insomma, non da pari, ma come un cane alla catena.  
         La
        costante clausura induceva Marlene 
        a fare ragionamenti filosofici. 
        Non riuscendo a considerare giusti quei 
        punti di vista  che
        la facevano soffrire, pensava come poteva essere giusto nella
        professione.   Secondo
        lei che stava iniziando a conoscerne i suoi tanti lati negativi, capiva
        che la sua obiettività era da discutere e non trovava in lui la mente
        aperta e analitica del vero legale disposto a capire chi a lui si
        confida cercandone l'appoggio.  
        L'avvocato dovrebbe essere come un confessore purché abbia
        larghe vedute.      
         Guido,
        giurista alla moda, avendo una visione della umanità tutta volta al
        pessimismo e con scarsi sentimenti umanitari, come si regolava nel
        perorare le cause?   Quale
        era il suo metro di valutazione?    
        Marlene, giovane, bella ed elegante avrebbe potuto avere una vita
        più brillante se solo lui avesse dimostrata più cordialità con le
        persone che accostava:  Molti
        di costoro avrebbero anche ambito  essergli
        amici.  Sfortunatamente si
        stava convincendo di quanto egli fosse venale e arrivista e, cosa
        terribile, aveva dei sentimenti gretti e retrogradi 
        e neppure credeva nell'amicizia.  
        Nell'animo della donna si faceva strada la convinzione di avere
        un marito senza anima  dominato
        soltanto dalla passione di guadagno e dallo sfrenato desiderio di 
        sovrastare i colleghi.  Quello
        che non riusciva a comprendere era da dove derivasse 
        la gelosia morbosa con cui la stava asfissiando, non era abituata
        a fare e ricevere telefonate tranne quelle dei parenti svizzeri e, fra
        coloro, che aveva il numero di casa c'era il conte Carlo che talvolta
        col pretesto di parlare col suo  avvocato,
        scambiava qualche saluto con la signora. 
        Nulla di più ed anche se a Guido non faceva piacere non poteva
        certo palesarlo al suo cliente che mai avrebbe mai immaginato quanto
        accadeva dopo una sua innocente telefonata.  
        Durante i suoi viaggi, Guido, la chiamava 
        in continuazione per essere sicuro di trovarla 
        in attesa, come una Penelope e mai aveva espresso il desiderio di
        condurla seco per farle conoscere un po' di mondo.   
        Neppure mai una vacanza si erano concessi 
        e quel sacrificare al lavoro anche un po' di relax distensivo,
        Marlene non lo aveva mai condiviso   
        Negli ultimi tempi le stava sorgendo il dubbio che la tradisse e,
        probabilmente il non volere che lei prendesse contatti con alcuno,
        poteva nascondere il timore che lei venisse a conoscenza di qualche suo
        comportamento peccaminoso.  Gli anni che si stavano accumulando erano colmi di monotonia
        e insoddisfazione.        
        La città proponeva tante belle cose storiche e artistiche da
        poter conoscere, sarebbe stato bello e istruttivo partecipare alle
        visite di luoghi e Musei e, magari, in compagnia di mogli di suoi
        colleghi !   Anche di
        questo era stata privata e non aveva avuto il piacere di conoscerne
        alcuna.    Si era
        adeguata ai suoi voleri, pensando che un giorno le cose si sarebbero
        modificate. Voleva credere che, una volta raggiunta la solidità nella
        professione,egli  avrebbe
        accondisceso a  prendersi
        qualche vacanza, inserendosi in una esistenza più simile a quella di
        tante  altre coppie che si
        concedevano parentesi di svago e di allegria.  
        In questo contesto, anche il carattere espansivo di lei si era
        andato modificando e della giovane e gaia Marlene non restava che una
        donna avvilita, dallo sguardo grave e pensoso che mal si addiceva al suo
        fisico fiorente e sano. Era
        anche ammirata e, forse,  invidiata
        la bella signora svizzera, sì tanto riservata e nascosta che soltanto
        in casi eccezionali, compariva a fianco del marito.  
         Per
        questo le avevano affibbiato l'appellativo di superba mentre 
        Marlene, non lo era affatto, anzi sarebbe stata desiderosa di
        contatti umani e non di vivere all'oscuro come una cenerentola, infelice
        e senza compagnia alcuna.   Nessuno, infatti, 
        metteva radici nella loro casa, tutti vi passavano come fantasmi!   
        Neppure il personale di servizio. 
        Le domestiche vi si avvicendavano di  
        continuo  perché la
        sua mente malata vedeva come un pericolo l'affezionarsi troppo alla
        "signora" di qualche fantesca 
        che avrebbe potuto divenirne complice contro di lui. Il
        vivere pesava oramai da troppo tempo sulla 
        padrona di casa che non era padrona di nulla, neppure dei suoi
        pensieri.   Talvolta 
        aveva prospettata l'idea di 
        tornare a vivere Lugano dove c'erano anche i suoi genitori e,
        questo cambiamento di residenza, non avrebbe pregiudicato neppure l'
        attività dello Studio  che
        contava una vasta clientela in ogni parte di mondo.  Le risposte erano sempre ciniche : "Ti piacerebbe
        tornare a farti viziare dai tuoi genitori eh! 
        E poi, essi ti monterebbero la testa in mille modi, criticando la
        nostra vita moderna." Più o meno erano queste le frasi che
        zittivano la donna e che la intristivano sempre di più. 
        Marlene era giunta a un grado di saturazione insopportabile e
        bastava un nonnulla per farle crollare i nervi e, purtroppo, non aveva
        nessuno con cui confidarsi e, giunta al momento di prendere una
        decisione, doveva farlo da sola.  Cosicché
        presa la vita nelle sue mani, decise di andarsene per un periodo nella
        sua casa paterna.. Approfittando della udienza definitiva della causa
        Richer per la quale suo marito sarebbe dovuto rimanere una settimana a
        Berlino,l'infelice moglie decise di fare un colpo di testa. 
        Lasciò in una lettera le sue spiegazioni essendo convinta di
        potersi concedere una vacanza  presso
        i suoi genitori, non precisando quanto lunga sarebbe stata. Ella,
        coscientemente, aveva previsto il risentimento di Guido, ma mai avrebbe
        pensato a quello che in realtà accadde. 
        Egli non ricevendo risposta alle sue ripetute telefonate, ritornò
        l'indomani a Parigi e, letto il messaggio, immaginò che dietro la fuga
        di sua moglie ci fosse un altro uomo e, rimuginando un tradimento,
        ritornò a Berlino andando difilato dal conte Carlo a chiedere conto di
        sua moglie. Naturalmente il conte cadde dalle nuvole e offeso da quanto
        lo stava accusando, lo sfidò a duello.  Lo scandalo enorme che ne scaturì riempì le cronache dei
        giornali  e, seppure l'esito
        dello scontro non fu cruento, riducendosi ad alcune scalfitture, il
        conte Richer affidò la sua causa ad un altro studio legale e, come
        sempre, Guido ne ritenne responsabile sua moglie. 
        Appena rimessosi dagli esiti dello scontro, 
        si presentò a casa dei suoceri con aria bellicosa, minacciando
        la moglie che, sempre più si convinse quanto fosse giusto  
        liberarsi di un tal uomo per il quale non sentiva più nulla..   La famiglia di Marlene, tranquilla e serena, fu
        sconvolta dall'atteggiamento di questo "sconosciuto" genero e
        fu pronta ad appoggiare le decisioni della sventurata moglie che iniziò
        le pratiche per il divorzio che nessuno prevedeva quanto lunga e
        difficile sarebbe stata.  Furono
        messi in luce gl' impossibili dieci anni di vita coniugale, ma sia i
        cavilli che i rinvii furono talmente numerosi che la causa si protrasse
        per lunghi anni causando nella  
        protagonista  continui stati depressivi da impensierire seriamente gli
        angosciati genitori.   Fu
        solo col loro amore che Marlene riuscì a sconfiggere l'abbattimento e
        lo sconforto, ma ci vollero mesi e mesi 
        prima che lei potesse guardare di nuovo la vita serenamente.   Rinnovata l'amicizia con la sua vecchia maestra di
        piano ella iniziò a dare lezioni di musica inserendosi così
        gradatamente nel tessuto cittadino e negli ambienti artistici dove
        veniva apprezzata e ricercata.  Facendo
        un resoconto della sua vita, capì quanto fosse stata ingenua nel
        credere vero amore quello che le aveva dato il marito che fresco di
        laurea e con belle speranze, si era appoggiato alla dote della moglie
        che le assicurava un appartamento lussuoso a Parigi tanto per iniziare
        la carriera.  Anche per lei,
        l'infatuazione per quell'amico di famiglia che l'avrebbe portata in
        Francia, era stata scambiata per un vero sentimento che, probabilmente
        era una radice che andava "concimata e protetta"come si fa coi
        teneri germogli..  All'opposto,
        egli la costrinse ad una esistenza meschina, interessato solamente alla
        sua carriera  e, sempre in
        viaggio, si permetteva una vita da scapolo. 
        Di sua moglie a lui importava solo la bella presenza e la fedeltà
        perché paventava le corna che avrebbero scalfito il suo onore. 
        A differenza della moglie, non aveva mai  desiderato avere figli proprio per questa sua liberalità di
        vita  che disdegnava più
        grandi responsabilità..  Molte
        cose non aveva capito del suo uomo la povera Marlene e, invano, aveva
        dedicato a lui tutti i suoi pensieri e la sua gioia di vivere.  
        Si era di buon grado assoggettata ai suoi voleri per quieto
        vivere e perché credeva che davvero fossero dettati da semplice gelosia
        amorosa.    Si
        persuase con grande tristezza che averlo ritenuto sensibile e innamorato
        era stato un grande sbaglio che le aveva rovinata l'esistenza e per
        quanto avesse desiderato amare ed essere ricambiata, egli aveva
        distrutto anche nel suo cuore quel puro sentimento dato di slancio nella
        prima estate della vita....  Se
        non fosse diventato così arido e, anche violento nei momenti d'ira,
        dimostrandole affetto e comprensione, la loro vita sarebbe stata
        diversa.   Queste
        riflessioni non vengono in mente ad una quindicenne e, dopo, è troppo
        tardi... Ella si ritrovava sola e abulica e aveva soltanto venticinque
        anni, doveva scrollarsi di dosso quella pesantezza dovuta al fallimento
        matrimoniale e doveva accettare l'amicizia delle tante persone che aveva
        ritrovate, felici di poterla riavere fra loro.  
        Sia parenti che amici furono lieti di riaverla fra loro; fra essi
        Erica sua compagna di liceo che era divenuta concertista. 
        Frequentando l' amica, Marlene aveva ritrovato l'entusiasmo per i
        Concerti e per un'altro strumento che amava al pari del piano. Il
        violino allo studio del quale si applicò con passione. 
        Le sue giornate ricominciarono ad essere piene d'interessi e se
        ne sentiva appagata. Era certa di sentirsi corazzata 
        verso altre pene d'amore e credeva che mai più si sarebbe fatta
        irretire dalle parole di qualche spasimante che cominciava ad apparire
        al suo orizzonte.  Le
        occasioni di incontri non le mancavano ed erano tutte conoscenze
        nell'ambito artistico, superficiali 
        e senza seguito.  Ne parlava con Erica che, felicemente sposata 
        la esortava a non disdegnare nuove occasioni per ricominciare a
        vivere..  Alle affettuose
        esortazioni dell'amica, Marlene rispondeva con un sospiro sfiduciato
        mentre giocava col piccolo Michel, figlio della concertista che le si
        era subito affezionato chiamandola zia..    
         Il
        piccolo aveva sei anni e lei s' inteneriva a guardarlo e, talvolta, 
        il rimpianto per la famiglia che non si era concretizzata, la
        sovrastava.   Non
        voleva soffermarsi su questi pensieri per non soffrire e scacciava la
        malinconia, insegnando musica a  piccoli
        allievi.   Erica le
        parlava spesso di suo fratello Afro  
        che da qualche anno svolgeva ricerche biologiche sul DNA in
        America essendosi laureato in biologia.  
         Marlene
        ricordava vagamente quel ragazzo magrissimo e pallido che le faceva gli
        occhi dolci, ma pur avendo la sua stessa età, non lo aveva considerato,
        presa com'era dall'infatuazione per Guido.  
        Essendosi sposata giovanissima e trasferita in Francia aveva
        perduto i contatti con tutti.  Un
        certo giorno Erica la informò che Afro stava per arrivare a Lugano 
        per un periodo di riposo e lei voleva dare un ricevimento 
        per fargli ritrovare gli amici di un tempo. 
        Naturalmente Marlene fu coinvolta nei preparativi per la festa
        che doveva riuscire magnifica. I
        due coetanei si rividero in casa di Erica e mentre per la donna fu come
        una nuova conoscenza, per il biologo fu un tuffo nel passato rivedere la
        compagna di scuola di sua sorella che per prima le aveva fatto battere
        il cuore.  Minorenne e
        timido non aveva osato farle capire ciò che provava, tenendo nell'animo 
        il dolce ricordo.   
         Considerava
        una felice coincidenza ritrovarla a Lugano, ancora grande amica di sua
        sorella e ciò le avrebbe data la possibilità di approfondirne la
        conoscenza..     
         Marlene
        l'aveva trovato molto simpatico  e
        anche piacente nel suo aspetto grave di scienziato con la breve barba
        bruna che le incorniciava il mento. Al 
        ricevimento parteciparono parenti e amici comuni e tutto si
        svolse in un clima gioioso ingentilito anche dalle esibizioni musicali
        delle due artiste alle quali, inaspettatamente, si aggiunse 
        la voce da tenore del bellissimo biologo. Quel trio musicale
        improvvisato fu molto applaudito e i tre decisero di riproporsi in
        seguito.  Difatti si ritrovarono spesso in casa della concertista che
        era felice di aver dato l'avvio a quei piacevoli concertini privati.    
         Nelle
        piacevoli serate musicali  ebbero
        modo di fraternizzare e si scoprirono molto simili 
        nei sentimenti e negli ideali e affiatatissimi nei loro duetti,
        le richieste di bis da parte dei presenti 
        erano molteplici   Fra
        loro si stava stabilendo una corretta amicizia 
        per la gioia nascosta di Erica che avrebbe visto con gioia la
        loro unione perché  formavano
        pure una bellissima coppia  ed 
        era pure a conoscenza della passione segreta di suo fratello per
        la sua bella amica.  Lo
        aveva saputo da sempre!  Spesso
        Marlene e Afro si ritrovavano ad essere sopraffatti dalla commozione
        nell'ascolto e nella esecuzioni di brani musicali ed erano momenti
        ineffabili e pieni di poesia. E veramente la vena poetica dello
        scienziato venne alla luce e fu un'altra nota gentile che si aggiunse
        alle molte sue qualità,.  Egli
        nei canti che interpretava vi metteva l'emozione che la vicinanza della
        bella Marlene gli suscitava.  
         Erica,
        alla quale nulla sfuggiva, temeva il rifiuto dell'amica 
        ad una eventuale dichiarazione di Afro, sapendo come fosse mal
        disposta verso gli uomini.  Una cosa la semplice amicizia, ma altri legami non ne voleva
        più ed Afro era a conoscenza di tali remore causate specialmente dal
        divorzio ancora non concluso, ma non faceva nulla per superare quella
        fortezza inespugnabile, anche se sarebbe stato pronto ad offrirgli un
        amore sincero. Non voleva però, esporsi ad un rifiuto che avrebbe
        potuto incrinare anche la loro bella amicizia ; sperava nel tempo; del
        resto erano ancora in età di poter attendere e sperare in eventi
        favorevoli.  Si avvicinava
        la fine del periodo di vacanza e Afro si approssimava a tornare in
        America.                 
         Marlene
        trascorreva intanto in una serena letizia, 
        quel suo rinnovarsi di corpo e di spirito. Si sentiva veramente
        rinascere col cuore sgombro da rimpianti e passioni e, si augurava di
        restare così per sempre!   Apprezzava
        l'amicizia di Afro e il suo sguardo amoroso che attribuiva alla
        compassione per quanto ella aveva patito 
        Non percepiva altro Marlene o aveva paura di percepire dell'altro  
        Più che probabile ch'ella non volesse approfondire oltre quella
        sua cordialità, sapendo che fra poco doveva tornare in America e non
        volendo soffrire per altre delusioni amorose, teneva a mantenersiintegra
        un' amicizia così bella.   Era
        veramente una brava persona Afro ed era 
        contenta di averlo incontrato, si limitava ad approfondire le sue
        doti canore quando nei loro duetti trovavano simultaneamente le note
        giuste.  Inoltre era
        confortante il suo parlare  che
        la faceva sentire compresa.   Il
        loro incontro era quello di due anime buone, ancora rispettose dei veri
        valori.   Ma il calice
        di Marlene doveva ancora colmarsi di altre amarezze che le riportarono
        sconforto e timori  e fu nel
        ricevere un telegramma di George, assistente di Guido, che ogni tanto si
        faceva vivo con lei per inviarle comunicazioni ufficiali. Il telegramma
        che la sconvolse era redatto così::- " Guido avuto incidente
        gravissimo suo dovere essergli accanto. George." 
        Seguiva l'indirizzo di un ospedale di Parigi.  
        Null'altro di questa notizia e quasi l'ordine di tornare per
        assistere il marito.  Eppure sapeva che stavano divorziando. Chi gli aveva detto di
        chiamarla? Perché non si era rivolto ai suoi suoceri?  Un cumulo di amarezza sommerse il cuore della povera donna
        che si vedeva costretta a compiere un dovere di moglie che non sentiva
        più. Erano passati tre anni dal giorno della fuga ed ora che si stava
        riprendendo, ripiombava nell'angoscia . 
        Pensò, persino ad uno stratagemma o, addirittura, a un complotto
        per trattenerla forzatamente in Francia al fine di annullare 
        la causa di divorzio prossima alla conclusione. Si
        consigliò con Afro che giudiziosamente cercò di calmare le sue
        apprensioni e le suggerì di partire accompagnata dal padre non prima di
        aver contattato telefonicamente l'ospedale per avere notizie più
        precise.  Furono le parole
        consolanti dell'amico a tranquillizzarla e decise di seguire i suoi
        consigli pratici e disinteressati.   
        E di lui si poteva fidare.         
         Per
        telefono fu edotta delle condizioni davvero critiche dell'avvocato che
        aveva avuto un grave incidente di macchina, dove la donna in sua
        compagnia era morta e lui, immobilizzato da varie fratture, si trovava
        ancora in fase di accertamenti medici. 
        La partenza divenne improrogabile e Marlene partì insieme a suo
        padre.  Fu molto accorato il
        distacco da Afro, sapendo che al ritorno non lo avrebbe trovato perché
        l'indomani avrebbe dovuto imbarcarsi per la sua sede di lavoroadilà
        dell'Oceano.  Proprio in
        quel momento egli trovò il coraggio di rivelarle il suo amore, ma la
        risposta non la chiedeva subito. Avrebbe accettata qualunque decisione, 
        anche un diniego se lei amava restare libera, chiese soltanto di
        non spezzare la loro bella amicizia.   
        Indicibilmente commossa, dalle parole di Afro che gli giungevano
        in un momento così delicato, Marlene, rimase confusa non trovando le
        parole giuste per ingraziarlo e prendere tempo.  
        Mai partenze furono più malinconiche perché avvenivano in un
        clima d'incertezze e il loro futuro era tutto un mistero perché
        andavano verso due diverse strade che forse potevano non incontrarsi più.  
        Il feeling fra loro non poteva interrompersi così bruscamente,
        ma nessuno sapeva prevedere il futuro di quelle due anime che si
        lasciarono con la speranza di scriversi.                         
         Fine
        prima
        parte   L'AMORE
        di MARLENE                          
         Seconda
        parte                 
         Marlene
        e suo padre giunsero a Parigi in una giornata di pioggia, fitta e
        insistente che rese il percorso fino all'ospedale molto laborioso giacché
        con quel tempo, tutti i taxi venivano presi d'assalto da lunghe file di
        gente in attesa ed anche loro due dovettero attendere parecchio alla
        stazione, mordendo il freno...  La
        figlia, in special modo,  non
        riusciva a contenere l'agitazione che la tormentava dal momento che
        aveva ricevuto il telegramma di George. Quella
        chiamata perentoria del  segretario
        di suo marito che conosceva appena, l'aveva disorientata, non riuscendo
        a comprendere con quale autorità l'avesse fatto perché non era redatta
        in modo soltanto informativo.  Era
        una vera e propria imposizione al suo dovere di moglie, di recarsi
        presso il marito immobilizzato in ospedale a causa di un 
        incidente. Si vedeva nuovamente sotto il giogo di un dittatore,
        ancora più tiranno ed esigente dal momento che era infermo.   Pensò persino che fosse una strategia partita proprio
        da questi per annullare la causa di divorzio. Ne aveva già tirati fuori
        tanti di cavilli che  poteva
        anche essere vero questo dubbio.  
        Con parole affettuose l'amico Afro, la dissuase di pensare il
        peggio " Con tuo padre accanto, non devi temere complotti, parti
        tranquilla"    
        La grande angoscia si era un po' diluita, ma non era tranquilla
        del tutto.    Alla
        perplessità di questo avvenimento vi si aggiunse il dispiacere per la
        partenza di Afro che sarebbe avvenuta proprio mentre lei doveva
        trattenersi in Francia.   
        Si sarebbero dovuti salutare, in modo 
        molto affrettato e questo dispiacque molto alla donna perché
        avrebbe voluto farlo in modo più adeguato. .        
         L'amico
        solerte e devoto, avrebbe meritato di essere salutato in modo meno
        formale e affrettato se non altro perché aveva contribuito unitamente
        alla sorella a renderle più piacevole l'ultimo periodo.. 
        La sfortunata donna in quegli ultimi tre anni era stata depressa
        e quasi abulica per le infauste vicissitudini causatele da un matrimonio
        infelice e dalla interminabile causa di divorzio che il marito
        ostacolava fortemente.  L'
        affetto dei suoi genitori e della famiglia di Erica, erano stati
        salutari per lei  e, specialmente le riunioni musicali anche insieme ad Afro
        nelle ultime settimane,   l'avevano
        riconciliata con la vita   donandole
        giornate più serene e spensierate..   
         Si
        vedeva ripiombare nel buio dell'incertezza senza più quel caro amico
        vicino di cui avvertiva già l'assenza.  
        Egli, discretamente, le era stato di grande conforto e si doleva
        che le sue vacanze fossero terminate e, con esse, anche la loro bella
        amicizia.   Essi non
        avevano mai toccato argomenti più personali perché non avevano mai
        pensato a un rapporto fisico, solamente vera amicizia era 
        sgorgata  fra loro
        perché avevano identici punti di vista.. Almeno da parte di Marlene,
        fintanto che era stata all'oscuro del trasporto di lui che risaliva
        addirittura all'adolescenza.  
        Glielo aveva confessato in quei pochi minuti di saluti prima del
        distacco e ne era rimasta stupita al punto di non saper rispondere
        nulla. Dov'era finita la decisione di non più soccombere all'amore per
        la sfiducia che aveva del sesso maschile? 
        Ora capiva  che era
        amore, invece,  quel lieve
        turbamento che le si insinuava nell'anima ogni volta che gli era
        accanto.      L'aveva
        attribuito alla gioia di essere  
        spensierata nel mentre facevano musica o andavano a fare qualche
        passeggiata al lago    
        Si era abituata alle belle ore trascorse fra musica e poesia e se
        ne era ristorata senza pensare a nulla.   
        Non si persuadeva, che tutto dovesse 
        aver fine per cause di forza maggiore. 
        L'imprevisto infortunio di quel consorte che si sforzava di
        dimenticare e a cui era ancora legata da un nodo difficile da sciogliere
        la riconduceva su di un percorso penoso che la faceva soffrire. 
        Nelle ultime ore si stava tormentando 
        in questi pensieri che l'angustiavano al massimo.   Non riusciva a vedere come la sua esistenza potesse
        reincanalarsi in un percorso normale se tutto congiurava contro di lei
        anche ora che aveva compiuto i ventotto anni e si considerava un
        relitto, al quale mancava quella forza di decisione che aveva dimostrata
        dieci anni prima allorché si era legata senza molto riflettere al
        bellissimo avvocato che l'aveva fatta innamorare e poi, resa infelice.
        La penosa unione,l'aveva maturata si, ma aveva perdute le certezze. 
        Ripercorrendo le strade parigine, risentiva attuale la pesantezza
        del passato menage, sempre chiusa in una casa che le era diventata
        sempre più ostile.  Con
        questo stato d'animo si stava avviando verso il nosocomio dove avrebbe,
        conosciute le vere condizioni fisiche di colui che era stato il suo
        primo amore e anche il suo carnefice. 
        Era molto grata a suo padre, la cui compagnia la gratificava.  
        Con la mamma, egli l'aveva sempre sostenuta trasfondendogli
        coraggio e serenità.   Di
        lui apprezzava anche il suo innato umorismo che sdrammatizzava ogni
        precaria situazione. Con un'alternanza di meditazioni che la tennero
        assorta lungo tutto il percorso La questione era seria e complessa poiché
        era lo stesso avvocato ad essere responsabile dell'accaduto. Difatti era
        lui alla guida della potente macchina che si era capovolta per
        l'eccessiva velocità, tanto da finire in un fossato dove la sia
        accompagnatrice aveva trovato la morte.  Anche di questo avrebbe dovuto rispondere l'avvocato. 
        Il resoconto dei fatti fu illustrato nei dettagli dal primario
        dell'ospedale che per il momento vietava di visitare il degente ancora
        in prognosi riservata. Fece presente però,alla signora, che 
        in qualità di coniuge, era lei a doversi assumere le
        responsabilità del marito. Per la donna fu una doccia fredda sapere Che
        la questione era difficile e spinosa per varie responsabilità civili e
        penali molto complesse ed anche perché vi erano da valutare pesanti
        risarcimenti la vittima. La vicinanza del padre attutì il colpo di
        quelle impreviste verità che le fecero gelare il sangue nelle vene. 
        E fu lui a prendere in mano la situazione allorché la vide
        impallidire,prossima a svenire ; fece presente che 
        essendo avvocato, suo genero poteva disporre dei suoi
        collaboratori a cui affidare la faccenda. Sarebbe stato giusto anche
        giuridicamente perché i due coniugi stavano divorziando per di più,lui,
        aveva già fatta la separazione dei beni. Nelle circostanze attuali
        questi precedenti dispensavano la moglie da ogni responsabilità..             Seppure
        la sentenza di divorzio non era stata ancora pronunziata la loro
        separazione di fatto sussisteva da oltre tre anni e questo la
        discioglieva già dal legame.       
         Rimaneva
        da organizzare l'assistenza all'infortunato e a  ciò avrebbero pensato i suoi genitori che sarebbero giunti a
        distanza di poche ore. Padre e figlia decisero di alloggiare per qualche
        giorno in albergo per  attenderli
        e concertare insieme il da farsi.  Con
        i suoceri erano stati mantenuti buoni rapporti e pure quando Marlene
        aveva fatto ritorno nella loro terra, nessuno l' aveva giudicata male
        ben sapendo da che parte stavano i torti.  
        Neanche per i suoi genitori, Guido, aveva mai avuto molte
        attenzioni ed essi avevano sempre patito la sua noncuranza. 
        Quel figlio egoista e presuntuoso,sembrava averli dimenticati
        mentre,loro, da buoni genitori erano accorsi al suo capezzale per far
        fronte alle sue necessità attuali che erano gravissime e complesse. Lo
        fecero trasportare in una clinica più attrezzata dove avrebbe potuto
        avere cure più aggiornate e un assistenza personalizzata.  
        Sbrigate insieme a loro queste incombenze, Marlene e suo padre
        presero la strada del ritorno.         
         La
        sera stessa dell'arrivo Marlene chiese ad Erica notizie del fratello 
        e, fra le lacrime, le confidò la confessione che Afro le aveva
        fatto poco prima di partire e che per lei era stata una rivelazione. 
        Non aveva mai saputo  che
        il "fratellino" di Erica quindicenne nutrisse amore per lei
        che stava per sposarsi. Eppure avevano la medesima età! Ma i quindici
        anni di una ragazza non possono compararsi a quelli di un maschio.  
        Erica comprese quanto la sua amica fosse rimasta scossa dalla di
        lui dichiarazione e condivideva quel rammarico che le era rimasto
        nell'anima. Si rimproverava specialmente di non essere stata esauriente
        nelle risposte perché colta di sorpresa ed anche perché si trovava
        spiazzata di dover ricredersi sul giudizio che aveva sugli uomini e che
        l'aveva portata a giurare a sé stessa di non credere più a nessuno. 
        Infine, non era ancora definita la causa di divorzio e con i
        nuovi eventi, sarebbe rimasta in sospeso ancora chissà quanto. 
        La correttezza di questi seri ragionamenti commosse Erica che
        consolò l'amica  rassicurandola
        che lei stessa avrebbe parlato con suo fratello per chiarire eventuali
        equivoci.  Stava intuendo
        anch'essa che Marlene era in un momento di confusione.    
         Novità positiva però era quanto ella temesse di perdere Afro . Che fosse amore? Erica gioì in cuor suo dinanzi a questa eventualità e si affrettò a consolare l'amica affermando che suo fratello se l'aveva amata per tanti anni in silenzio, avrebbe anche avuta la pazienza di aspettarla ancora. Anche Marlene si ripromise di scrivergli una lunga lettera aprendole l'animo senza reticenze, precisando quanto forte fosse il desiderio di averlo sempre accanto e chiedendogli solo di avere pazienza fino al momento in cui,finalmente libera, avrebbe potuto decidere della propria vita. Fine
        parte
        seconda   L'AMORE
        di  MARLENE             
         Parte
        terza    Dopo
        due anni di scritti e lunghe telefonate, finalmente Afro poté disporre
        di un consistente periodo da trascorrere a Lugano dove era atteso con
        ansia non solamente da sorella e nipotino. Sapeva già che in casa di
        Erica  avrebbe trovata anche
        Marlene. Fu uno slancio amoroso che li spinse l'uno nelle braccia
        dell'altra e la gioia di rivedersi venne condivisa da tutta la famiglia
        perché il biologo era amato da tutti. Finalmente le conversazioni
        represse fra i due innamorati, furono più espansive e sostanziali,
        riuscendo a  cancellare quei
        dubbi che non avevano più motivo di sussistere Durante la lunga
        lontananza molte cose si erano appianate e per Marlene era giunto anche
        il certificato di divorzio. Era questo un fatto decisivo che avrebbe
        permesso a lei e Afro di considerarsi fidanzati. Iniziò così per la
        coppia un periodo d'ineffabile felicità perché nulla più avrebbe
        ostacolata la loro unione.    
        Lei, che aveva già apprezzato il suo carattere come amico, ne
        scoprì anche qualità maggiori come fidanzato e si rimproverò di aver
        perduto altri anni, lacerandosi in perplessità inutili e fantasiose. 
        Con lui accanto, cominciò a capire la realtà di un amore vero e
        sincero perché si sentiva compresa e protetta e in ogni suo gesto c'era  stima e amore che la conquistava sempre di più fino a far
        sparire la riluttanza  che
        aveva avuta verso una nuova storia. Com'era stata sciocca a non valutare
        appieno i pregi del caro amico e, soprattutto la sua lealtà che 
        traspariva da tutto il suo essere! Doveva ammettere che l'amore
        che la spingeva verso di lui era veramente qualcosa di grandioso che la
        sconvolgeva e che non aveva mai conosciuto. Vi univa anche un sentimento
        di riconoscenza per la pazienza con cui aveva atteso che lei fosse
        pronta a donargli il suo cuore. Il momento era giunto e la decisione 
        presa per questo iniziarono i loro preparativi per le nozze che
        dovevano essere celebrate entro il tempo della sua permanenza a Lugano. 
        Afro voleva ritornare al suo lavoro di ricerca accompagnato da
        sua moglie.   Troppo
        lungo era stato il calvario dell'attesa e non voleva che ne passasse
        dell'altro senza avere la sua Marlene accanto intenzionato com'era a
        farle  dimenticare 
        angustie e dolori.    L'ancor giovane divorziata era dello stesso avviso, certa di ricambiarlo con la medesima intensità e appagata di averlo vicino. Afro meritava tanto e a lei pareva di sognare di aver trovato sulla sua strada un'anima così nobile e meritevole e voleva renderlo il più felice degli uomini. L'amore vero Marlene lo aveva trovato sulla sua strada e, se non fosse stata tanto impulsiva, lo avrebbe capito molti anni addietro. risparmiandosi dieci anni d'infelicità. Adesso era deciso a tenerselo stretto per formare con lui la famiglia che avevano, da sempre,entrambi, vagheggiata. In questo clima di gioiosi preparativi. giunse il giorno delle nozze e la coppia uscì dal Municipio radiosa e felice. Festeggiati da amici e parenti, si eclissarono subito dopo il ricevimento già pronti ad intraprendere il viaggio verso una vita nuova in tutti i sensi, almeno per lei che avrebbe potuto esprimere sé stessa, accanto ad un uomo degno di questo nome. F
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