Torna a indice

Il dialogo ebraico-cristiano per me

 Alla fine degli anni ottanta ad un convegno del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche)  ho capito che era indispensabile per me conoscere l’ebraismo e dialogare con gli ebrei per meglio conoscerli. Ho perciò frequentato il seminario tenuto da Amos Luzzato che mi ha aperto una nuova strada e  consigliato  di far parte dell’Amicizia Ebraico Cristiana(AEC) di Roma. Sono entrata in questa associazione e mi  sono sentita accolta, tanto da accettare di far parte del  Consiglio direttivo ed in seguito di essere eletta  Presidente dell’AEC di Roma e della Federazione delle AEC in Italia.
La fondazione delle Amicizie è stata una sfida ed un atto di fiducia per i Cristiani e per gli Ebrei, che nella convinzione di essere portatori di valori etico-religiosi, sono riusciti a coltivare e sviluppare quanto c’era in comune tra le due religioni.
Da allora ho sempre lavorato nella AEC e ho acquistato molti amici. L’amicizia tra di noi è stata sempre rispettosa, è  cresciuta con la conoscenza reciproca, partecipando alle vicende gioiose o tristi dell’altro, capendolo ed impedendo che venga offeso. E’ importante  lavorare insieme, pur essendo di religioni diverse ed anche noi cristiani di diverse  confessioni, perché tutti perseguiamo lo  stesso scopo: combattere l’antisemitismo e realizzare la pace.
Tutti gli anni ai primi di dicembre nel monastero di Camaldoli si svolgono i Colloqui Ebraico Cristiani organizzati dalle AEC insieme a Padre Innocenzo Gargano. Sono giornate importanti di coesione ed un punto di riferimento obbligato per il dialogo ebraico-cristiano in Italia.
Durante i colloqui, i soci delle AEC hanno sentito  la necessità di creare una Federazione delle Amicizie Ebraico Cristiane in Italia per rafforzare i vincoli umani e rendere possibile una maggiore resistenza ai pericoli che si  potevano presentare.  E’ anche essenziale  per  migliorare la conoscenza tra ebrei e cristiani, agevolando quell’unità che fa sentire tutti figli dello stesso Dio, eliminando le differenze reciproche.
Ho rappresentato la Federazione delle Amicizie Ebraico Cristiane in Italia nei convegni  dell’ICCJ (International Council of Christians and Jews) che si svolgono ogni anno nelle diverse nazioni dove hanno sede le AEC e ne ho organizzato uno a Rocca di Papa dal 7 all’ 11 settembre 1997.
L’ICCJ è nata nel 1946, nel ricordo della Shoà; nel 1947 ha redatto “I 10 punti di Seelisberg” frutto di un intenso lavoro a cui parteciparono Jules Isaac e Jacques Maritain. Un documento che, dopo tanti secoli di incomprensione e diffidenza nei rapporti fra ebrei e cristiani, può essere considerato come il primo importante tentativo di cambio di mentalità, capace a dar vita ad un nuovo atteggiamento che sarà riconosciuto dalla Chiesa cattolica durante il Concilio Vaticano II nella “Nostra Aetate” al paragrafo 4 e nei documenti successivi del Magistero.
A tutt’oggi,  fanno parte dell’ICCJ  31 nazioni  dove esistono le AEC ed è la più importante associazione in ambito mondiale per il dialogo ebraico - cristiano.
Far parte di queste associazioni è fondamentale per me anche da un punto di vista spirituale, mi danno un senso di comunione più ampia e mi pongono  in una sorta di dialogo internazionale!
Sono sicura di essere chiamata ad amare il popolo di cui l’ebreo Gesù faceva parte, a studiare la religione da Lui professata ed a distruggere i pregiudizi e le opinioni distorte che alimentano l’antisemitismo per poi costruire la pace.
Giovanni Paolo II il 16 settembre 1990 diceva ai responsabili del  “British Council for Christians and Jews”  ricevuti in udienza:“è stato giustamente riconosciuto che l’antisemitismo, così come tutte le forme di razzismo è un peccato contro Dio e contro l’umanità e come tale deve essere condannato e rifiutato”. Durante il suo pontificato ha dato segni concreti riguado agli ebrei. Ero presente nella basilica di San Pietro, durante il Giubileo e mi sono commossa quando ha chiesto loro perdono! 
Ho cercato durante tutti questi anni di proporre ai cattolici la conoscenza ed il rispetto verso gli ebrei inducendoli ad un vero e sereno dialogo in cui si parli fraternamente con loro e si riscoprano i  valori biblici, le loro sofferenze e le nostre comuni radici.
La Conferenza Episcopale Italiana, basandosi  sulla dichiarazione “Nostra Aetate”il 28 settembre 1989 stabilì, per la prima volta nel mondo, che ogni anno il 17 gennaio si celebrasse in Italia una “giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del  dialogo religioso ebraico-cristiano”. Negli anni passati ho tenuto tante conferenze per sensibilizzare i cattolici al rispetto, al dialogo e alla conoscenza della tradizione ebraica con diversi tipi di uditori. Sono stata anche in un convento di clausura.
Ho voluto scrivere  del mio impegno verso gli ebrei, per far meglio  capire lo stato d’animo di quando in ospedale mi sono resa conto di essere  paralizzata.  Volendo andare al colloquio di Camaldoli, chiesi al Primario di Neurologia d’urgenza del San Giovanni-Addolorata quando sarei guarita. Mi rispose: “Disdica tutti i suoi impegni e non ne prenda dei nuovi”! Non trovo le parole per scrivere come mi sono sentita! Ho capito che, se andava bene, non avrei più camminato. E’ passato più di un anno e dopo 7 mesi di ospedale sono ritornata a casa in carrozzina.
Quello che voglio testimoniare con questo scritto è che ho avuto durante la mia degenza sia in ospedale,  sia a casa tante visite, telefonate e lettere di molti miei amici ebrei. Dal Rabbino Capo di Roma Riccardo Di Segni  in ospedale, a Lea Sestieri con Lilli Spizzichino, a Vera Nunes Vais, al carissimo Natan Ben Horim e mi scuso se non nomino tutti coloro che mi sono  vicini, mi  aiutano psicologicamente e mi tengono al corrente delle varie attività... l’amicizia ebraico cristiana  continua anche per me!
Nella mia immobilità, anch’io  ho voluto far qualcosa per il dialogo. Innanzi tutto, ho sempre offerto le mie sofferenze perché finisca la guerra in  Israele sentendomi vicina agli  amici che abitano lì.
Tutte le sere dal primo di ottobre recito il Rosario per la pace come ha scritto  il Santo Padre  e mi sento molto impegnata.x
<Il Rosario è preghiera orientata per sua natura alla pace, per il fatto stesso che consiste nella contemplazione di Cristo, Principe della pace e “nostra pace”(Ef 2,14). Chi assimila il Mistero di Cristo - e il Rosario proprio a questo mira -, apprende il segreto della pace e ne fa un progetto di vita.......E come ( si potrebbe) contemplare il Cristo carico della croce e crocifisso, senza sentire il bisogno di farsi suoi “cirenei” in ogni  fratello affranto dal dolore o schiacciato dalla disperazione?....Insomma, mentre ci fa fissare gli occhi su Cristo, il Rosario ci rende anche costruttori di pace nel mondo.....esso  ci consente di sperare che, anche oggi una“ battaglia” tanto difficile come quella della pace, possa essere vinta.>(Rosarium Virginis Mariae n.40)