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Il Pesco

di Mimma Anello


Annunciati da una stupenda fioritura rosa a giugno arrivano i frutti del pesco.

Il nome dell’albero deriva dal latino persicum perché si pensava che Alessandro Magno l’avesse portato dalla Persia.

In verità l’origine del pesco va ricercati in Cina dov’era coltivato già coltivato duemila anni prima dell’era cristiana. In questo paese è considerato l’albero dell’immortalità mentre in Giappone è simbolo di rinnovamento, rinascita, bellezza e fedeltà. In Egitto per la forma caratteristica delle foglie, simile alla lingua ha ispirato il segno del silenzio. Nell’Ottocento se si donava un ramo di fiori di pesco si dichiarava la propria ammirazione ed al tempo stesso una totale dedizione.
Da principio i frutti del pesco non furono molto apprezzati, oggi sono tenuti in grande considerazione perché energetici, aperitivi e rinfrescanti ed in oltre ricchi di zuccheri e vitamine: A, B1, B2, PP e C. Hanno avuto il giusto riconoscimento anche i fiori e le foglie della pianta per le loro virtù curativi in particolare i preparati in infusi rivelandosi calmanti, purgativi, diuretici, vermifughi e febbrifughi ed ottimi per guarire pertosse, asma coliche renali calcoli renali e cistite.
Consigliabili per la cura del viso le pesche schiacciate perché rendono la pelle liscia e luminosa.
Lo scrittore Francesco Berni, scrisse ai primi del 500 una poesia in lode delle pesche esaltandone le proprietà medicinali:

“ O frutto sopra gli altri benedetto
buono innanzi, in mezzo
e dietro il pasto
sol le pesche aperitive e cordiali
saporite, gentil ristorative,
come le cose che hanno gli speziali”