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a cura di Lea Mina Ralli

RITORNO ALLA FITOTERAPIA
Farmaci nuovi e ricette antiche

Il trionfo della medicina non va inteso solo per gl’infiniti preparati farmaceutici il cui uso, in tutto il mondo, si è ben presto trasformato in abuso; si crede che dando una scorsa al bugiardino inserito nella scatola, si diventi esperti cosicché la rincorsa al fai da te, spesso, ha risvolti micidiali. Nell'assumere un farmaco sarebbe utile tenere sempre a mente alcune norme che sono basilari per non commettere errori spesso irreversibili perché ogni organismo è diverso dall'altro e non basta il consiglio dato, in buona fede, da un parente o un amico per provare una ricetta nuova. Deve essere sempre il proprio medico a prescriverla. dopo averne verificata l'eventuale necessità.
In questi ultimi anni abbiamo visto come, ovunque , le allergie si siano moltiplicate e ne soffrano persone di ogni età e condizione sociale.
Spesso non abbisognerebbero neppure di cure specifiche perché sono idiosincrasie facilmente riscontrabili e basterebbe astenersi dall'assumere alimenti e sostanze che le provocano.
Quando la ricerca si fa più difficile, il soggetto, comincia a risentirne gli effetti anche psicologicamente perché provando e riprovando specialità sconsideratamente, ne rimane intossicato, per questo il ritorno all'uso delle vecchie ricette della nonna, diventa efficace e meno rischioso.
Si torna volentieri alla fitoterapia poiché, evitando quelle velenose, tutte le piante hanno virtù salutari e sono proprio i loro principi attivi alla base di ogni preparato farmaceutico.
I piccoli suggerimenti cha andremo ad inserire in questa nostra rubrica, non hanno la pretesa di sostituire le prescrizioni mediche, ma soltanto far conoscere queste proprietà che i trattati dei semplicisti hanno divulgate fin dai tempi più remoti con risultati quasi sempre ottimi purché si rispettino le modalità di dosaggi, preparazioni e somministrazioni.
Ad esempio le tisane non abbisognano di cotture prolungate e si preparano come semplici tè, mentre i decotti debbono bollire nella giusta acqua e per tempi determinati, specialmente se sono fatti con erbe assortite.
Vi sono poi pasticche composte di semi triturati uniti a miele; sciroppi, estratti e linimenti per i quali le preparazioni sono particolari e vanno lasciate fare agli esperti.

MITOLOGIA   E LEGGENDE
in ERBORISTERIA

Molte sono le piante legate a leggende mitologiche poetiche e affascinanti e, nel descrivere le loro proprietà curative, è piacevole farne cenno, seppure molte specie sono sparite. Quelle più tenaci e resistenti, restano vive e vegete e, tramandate di generazione in generazione, restano nel ricordo e nell'uso popolare. Già Discoride e Plinio e, in seguito Andrea Mathioli, ne hanno descritto origini e proprietà e l'uso delle piante officinali ancora sussiste a contrastare le specialità farmaceutiche più innovative che, molto spesso, provocano allergie invece di recare i benefici sperati. Ne passeremo in rassegna alcune fra quelle che tutti conoscono e che sono più facili da riconoscere e da usare per blandi e benefici medicamenti.

COME NACQUE L’INTUIZIONE
DEI FIORI DI BACH

Edward Bach, nato nel Galles il 24 settembre 1886, intraprese lo studio della medicina con molta passione e si laureò a pieni voti nel 1912 all'Università di Birmingham e fu a Londra che aprì il suo studio dove ebbe clientela vastissima.
Continuamente a contatto con la sofferenza, si accorse che la medicina "ufficiale" allopatica non riusciva ad andare oltre l'aspetto sintomatico del problema perché rivolgeva solo attenzione alla malattia e mai verso il malato. Capì, inoltre, che ciascun individuo ha reazioni diverse di fronte alla stessa malattia e relativa cura. Per questo si avvicinò alla medicina omeopatica, ma anche in questo settore non rimase ad osservare e, da scienziato, notte e giorno si applicò nella ricerca, senza pensare ad altro che trovare un metodo basato sull'individuo, semplice e naturale, utilizzabile da chiunque.
Nel 1929 si trasferì nella sua terra di origine, dove fece una ricerca capillare sulla flora spontanea di quelle campagne e affinando la sua innata sensibilità sulla natura dei fiori ne estrasse i principi attivi e, provando e riprovando, vide che alcune piante davano delle reazioni positive allo stato d'animo umano.
Intuì che alcuni fiori trasmettevano attraverso la rugiada, o l'immersione nell'acqua delle virtù terapeutiche uniche.
Ne scoprì 12 che costituirono i primi "guaritori", così come furono chiamati dallo stesso Bach. Infine i fiori benefici divennero i 38 attualmente conosciuti. Iniziò immediatamente a proporre questo suo metodo ai suoi pazienti e sempre più felice della sua scoperta decise che questo metodo doveva essere conosciuto da tutti, e si prodigò enormemente nella sua diffusione.
Per questo fu accusato molte volte dalla classe medica di allontanare le persone dalle prescrizioni farmaceutiche usuali.
Per tutta risposta Bach scrisse che considerava un onore insegnare a chiunque come guarire se stesso, e poco prima della sua morte, avvenuta nel 1936, chiese di essere cancellato dall'Ordine dei Medici e di voler essere considerato solo un erborista.
 

 


Le erbe
dissertazione sulle piante

di Mimma Anello

Dio ha creato erbe e piante per ogni malanno.
Fin da tempi preistorici gli uomini avendo intuito le meravigliose virtù delle piante cercarono di alleviare i loro mali utilizzando queste capacità. Successivamente siffatti studi originarono una nuova scienza: la fitoterapia.
Questa parola deriva dal greco Phytòn = pianta e Terapia = cura della malattia attraverso l’uso dei vegetali.
Per garantire una maggiore efficacia della pianta, oggi, la fitoterapia indica che le piante debbono provenire da campi, giardini ed orti che non siano stati inquinati da prodotti chimici, scarichi industriali, pesticidi, insetticidi e smog.
Altra accortezza è scegliere la stagione adatta per la raccolta dei fiori delle foglie, radici e semi; tale operazione deve essere fatta, preferibilmente col tempo asciutto e di primo mattino dopo la rugiada e porre il raccolto ad all’ombra e in luoghi ben arieggiati.
Dalla buona conservazione dipende la loro efficacia. Curandosi con le piante è importante tenere conto delle proporzioni e dei dosaggi appropriati. 
Per considerare la dose di piante da unire ad un liquido come acqua, alcool, vino ecc.., si è stabilito che un pizzico di pianta corrisponda alla quantità tenuta tra il pollice e l’indice equivalente ad uno o cinque grammi di foglie, fiori ecc…
Una piccola manciata è quanto possiamo tenere in mano chiudendo le dita a metà palmo e corrisponde a trenta grammi. Una manciata corrisponde a cinquanta grammi e  una buona manciata a settanta grammi. I liquidi preparati possono essere presi in dosi da un cucchiaino da caffè, un cucchiaio da minestra, un bicchierino (cinque centilitri) e un bicchiere che corrisponde a dieci o quindici centilitri. 
Le virtù delle piante si possono somministrare per via interna oppure esterna: per via interna si ha l’infuso, decotto, macerazione, succo e tintura inversamente per via esterna si hanno: cataplasmi, lozioni, colliri, gargarismi e bagni completi.
L’infuso consiste nel gettare dell’acqua bollente su fiori, foglie, radici o altre  piante lasciando riposare qualche minuto nell’acqua bollente. Il tempo d’infusione varia a secondo delle pianta in genere da tre a cinque minuti per il tiglio, la menta e la salvia; mentre una pianta coriacea come la bardana si lascia riposare almeno dieci minuti.
Il decotto si prepara mettendo la pianta in acqua fredda o tiepida e facendo bollire il tutto per qualche minuto o più a seconda della resistenza, della fibra vegetale o dall’azione del calore. 
La macerazione si ottiene lasciando riposare mezza giornata o quindici giorni le parti attive della pianta in un liquido. La macerazione nell’acqua non deve prolungarsi oltre la mezza giornata altrimenti si svilupperebbero dei batteri. Per questo viene preferito di solito la macerazione nell’alcool (acquavite a quarantacinque gradi) nel vino o nel sidro o nella birra. 
Il succo: per avere  un buon succo della pianta bisogna schiacciare in un mortaio le piante spremendo la poltiglia attraverso un panno pulito, lo stesso si può ottenere con la centrifuga. Verrà poi bevuto a dosi di un cucchiaino mescolato con miele o latte.
La tintura solitamente per uso esterno, si ottiene schiacciando le erbe in alcool lasciandole riposare per due, tre giorni e filtrando.
Il cataplasma viene adoperato per uso esterno; la temperatura non deve superare i quarantacinque gradi perché la pianta oltre tale calore perde le sue virtù revulsive e lenitive.
Nel caso delle foglie di cavolo, ottime per i reumatismi basta scaldare le foglie passandoci sopra un ferro da stiro caldo. E’ opportuno lasciare il cataplasma sulla pelle non più di cinque minuti meglio ripetere frequentemente le applicazioni che lasciare il cataplasma lungamente a contatto con la pelle.
La lozione: può essere un infuso o un decotto applicato sulla parte da curare con un lungo massaggio poiché quando viene fatto con rapidi ed energici movimenti prende nome di frizione. Tali lozioni e frizioni sono indicati nella cura della pelle e del cuoio capelluto. 
Il collirio è un infuso molto leggero per gli occhi e si prepara con piante di fiordaliso e calendula  che sono ad azione molto blanda e viene applicato tiepido.
I Gargarismi sono infusi decotti e macerazioni caldi e sono utili contro i malanni della bocca e gola.
I bagni invece sono trattamenti per osmosi in quanto i principi attivi delle piante entrano attraverso l’epidermide. A volte ad un bagno intero si preferisce bagni alle mani oppure ai piedi perché questi arti sono le parti più ricettive del nostro corpo. 
Il pediluvio caldo è indicato al mattino a digiuno per circa otto minuti; il bagno alle mani, sempre caldo, si consiglia alla sera prima di cena e ha la stessa durata del pediluvio. 
Elenco di piante depurative che aiutano a stare bene.
Il frassino cresce dal centro al nord Italia, le foglie vengono essiccate e sono  indicate per le febbri di qualsiasi natura altresì hanno proprietà diuretiche e sono efficaci contro i dolori reumatici. L’uso di queste foglie fortifica le gengive e purifica l’alito.
La fumaria pianta erbacea perenne ha un azione tonica, diuretica ed ipotensiva e in ogni caso è depurativa sia del sangue che della pelle.
L’angelica pianta comune cresce spontaneamente e viene usata in medicina come tonico digestivo, per il gonfiore al ventre, insufficienza epatica ed emicranie nervose.
Della salsapariglia si considera la radice che è ricca di virtù medicinali in particolare  sudorifera e depurativa, viene usata per la gotta e i reumatismi.
Riporto una ricetta trasmessaci da antichi erboristi per prolungare la vita: 
a)      un infuso di foglie di frassino ogni mattina: 25 gr. per ½ litro d’acqua;
b)      decotto di radice d’angelica 20 gr. per ½ litro d’acqua;
c)       fumaria, una tazza d’infuso prima della cena, adoperare 50 gr. della pianta intera per un litro d’acqua;
d)      infine ogni due mesi prendere per otto giorni la mattina a digiuno un infuso di radici di salsapariglia.
N.B. Per raggiungere lo scopo seguire la prescrizione fino a cento anni e oltre.
Provare per credere non mettiamo limiti alla bontà divina. Meglio prevenire che curare, cerchiamo di evitare i mali con le nostre amiche piante che Iddio ci ha donato.

Bibliografia:
Jean Valnet – Cura delle malattie con le piante
Maurizio Messèguèt – Il mio erbario
Maria Giulia Luda ed Alfonsia Vassallo- Guarire con le piante

Mimma Anello