Chiudi finestra

 

SUCCESSO PER “LA STELLA CHE NON C’È” DI G. AMELIO

La Cina, questa sconosciuta

di Giuseppe Trabace

 

 

Siamo alle prime sequenze del film di Gianni Amelio "La stella che non c’è". In una sala attorno ad una tavola imbandita pranzano alcuni manager cinesi che hanno appena acquistato in Italia un altoforno in funzione dello sviluppo delle acciaierie nel loro paese. L’atmosfera è lieta, ma ecco irrompere in quella sala l’ex manutentore dell’altoforno Vincenzo Buonavolontà che in lingua italiana si sforza di far comprendere a quei commensali che quella enorme struttura è difettosa e che ciò potrebbe comportare dei pericoli. Nella sua irruenza maltratta pure la spaurita interprete cinese ma ciò nonostante riceve solo assicurazioni generiche che saranno puntualmente disattese. Ecco un italiano con la schiena diritta che quasi pretende di essere ascoltato - da gente che non lo capisce - non per chiedere favori o spillare soldi ma per garantire sicurezza a lavoratori a lui sconosciuti ma a cui è legato da una forte solidarietà. Questa scena ci dà il segnale che assisteremo ad un film serio, non retorico e particolarmente attento ai temi sociali che attengono al globo in cui viviamo.
Vincenzo scopre il difetto della centralina ma ormai i cinesi hanno portato nel loro paese l’altoforno. Il nostro protagonista  con una testardaggine esemplare parte per la Cina per porre riparo a quel difetto. Entra in una realtà per lui inimmaginabile, si trova di fronte un grande paese, con il peso di centinaia di milioni di abitanti, attraversato da processi di una formidabile espansione industriale ma pure tormentato da squassanti problemi sociali, come  già successo alcuni decenni or sono in America e in Europa. Quest’uomo pare travolto anche per la oggettiva difficoltà a comprendere la lingua cinese ma trova la sua bussola proprio in quella giovane interprete cinese sopra descritta. La ragazza al primo impatto lo respinge ma poi rimane colpita dalla sua dirittura morale  e gli fa, oltre che da interprete, da guida. Ecco i due attraversare la Cina, è la scoperta di una nazione che sta trasformando la sua millenaria realtà rurale in un mondo industriale che avanza inesorabilmente, ma in cui pure esistono vaste aree di povertà ed emarginazione, le cui vittime principali sono i bambini, i vecchi e le donne prive di cultura. Vincenzo osserva con silenziosa partecipazione. Nel lungo viaggio la giovane approda al suo poverissimo luogo di origine ove la vecchia nonna accudisce un bambino di pochi anni, nato da una sbagliata relazione dell’interprete con un giovane cinese. Vincenzo comprende che la ragazza ha gravi problemi personali da risolvere e, pur provando un sentimento d’amore per lei, continua da solo il suo viaggio. Allorché arriva nel luogo ove è situato l’altoforno ha la sorpresa che gli industriosi operai cinesi hanno da tempo già individuato i difetti della centralina. U n viaggio inutile? Forse no. Vincenzo ha scoperto una realtà  spesso non piacevole ma ha fatto una notevole esperienza di vita. L’uomo è triste e si sente solo ma un soffio di speranza nasce quando la giovane cinese lo ritrova e gli fa comprendere che anche da parte sua è nata una simpatia amorosa.
Il film trova la sua origine nel romanzo "La dimissione" di Ermanno Rea e Gianni Amelio lo dirige con sicurezza pur essendo una storia non facile da raccontare. Alcune scene hanno un taglio documentaristico e, pur apprezzando le oneste intenzioni del regista, va detto che le immagini soffrono talvolta di un forse inevitabile ritmo lento. Dove il film trova una sua forza è nella verità di quei volti del popolo cinese ora determinati, ora rassegnati ma sempre permeati da una saggezza che viene da lontano. I due protagonisti, eroi positivi della storia, sono tratteggiati con sensibile attenzione. Sergio Castellitto, nel ruolo di Vincenzo, sa esprimere con disarmante semplicità la cupa  nevrosi dell’uomo, la voglia di conoscere quel mondo a lui sconosciuto per poi far emergere, nella parte finale del film, il suo status di uomo solo ma desideroso di uscirne. Nella parte della giovane interprete Amelio ha scelto per il ruolo della giovane protagonista l’esordiente Tao Ling, studentessa di italiano nell’università di Pechino. Il debutto della ragazza è buono. Il carattere di questa fanciulla, indurito dalle traversie della vita ma capace anche di esprimere una positiva voglia di cambiamento e di partecipazione ai problemi del suo paese, è tinto di una verità che colpisce.
Il film, selezionato per la Mostra del Cinema di Venezia di quest’anno, è stato accolto senza eccessivi entusiasmi, a parte la intensa interpretazione di Castellitto. Va in ogni caso condiviso l’intento degli autori di mostrarci senza veli la storia attuale di un paese di cui ancora si conosce ben poco.

...............................................