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TOMMASO, UN’INNOCENZA SACRIFICATA

di Giuseppe Trabace


Eccoci quì, tutti, con gli occhi asciutti, la gola secca, lo sguardo che non sa dove posarsi. Da non molte ore abbiamo appreso dalle voci professionali e metalliche dei commentatori dei tanti telegiornali che il corpicino di Tommaso Onofri, quel bimbo di 17 mesi prima rapito e dopo circa mezz’ora assassinato, è stato ritrovato in un bosco a poca distanza dalla casa in cui viveva a Terontolo. Le persone responsabili di questo orrore per giorni hanno invocato di fronte agli inquirenti la loro innocenza affermando quanto fosse assurdo ed inconcepibile prendersela con un bambino piccolo e in stato di salute precaria... Queste criminali ambiguità sono un segnale preoccupante per la nostra società che qualcuno definisce tout court moderna ed evoluta. Probabilmente esemplifichiamo, forse c’è una certa voglia di rinchiuderci nelle nostre quattro mura, oppure viene la tentazione di pensare che al nostro prossimo, a chi vive intorno a noi nella vita di tutti i giorni non è più possibile dare fiducia, farlo entrare nella nostra casa, prestare orecchio alle sue richieste. Scuotiamoci da tutto ciò e proviamo a fare tutti insieme un’esame di coscienza

In questa brutta vicenda sono state dette tante parole inutili, quelle degli assassini certamente, ma anche quelle della miriade di giornalisti ancora una volta a caccia di scoop, delle presunte veggenti,dei tanti esperti in cerca di visibilità……... Non è servito. Tacciano ora, o perlomeno si attenuino, le voci ora dolciastre, ora minacciose della politica che da mesi ammorbano il nostro paese in questa brutta campagna elettorale. Riflettano tutte quelle persone che hanno mostrato nella vita privata ed in quella pubblica un sostanziale scarso rispetto per i valori della vita. Un ragionamento va fatto. Il male che è stato fatto a Tommaso trova le sue cause non solo nell’avidità di denaro e nella spietatezza dei suoi carnefici. I responsabili del rapimento vivono in una società che ha diversi e contraddittori livelli di comportamento. C’è la positività di quanti vivono onestamente del proprio lavoro, trovano una ragione di vita nell’ambito familiare, cercano di dare una mano nelle situazioni di bisogno degli altri dedicandosi ad opere di volontariato. La società in cui viviamo non premia oggettivamente questi comportamenti. Quasi sempre chi possiede, dai livelli più alti a quelli più bassi, il potere politico, economico, mediatico, lo tiene ben stretto, privilegiando ben poco gli interessi degli altri ovvero della collettività. Il messaggio che passa il più delle volte è quello del profitto da perseguire con qualsiasi mezzo, del trionfo dell’immagine fine a sé stessa, della sottovalutazione dell’istituto familiare, di un rispetto precario della vita umana.
Un esempio emblematico? Si susseguono da alcuni anni nel nostro paese fatti drammatici di cronaca nera, con madri che abbandonano nei cassonetti della spazzatura creature appena nate, con figli che arrivano a ferire o uccidere i genitori e via di questo passo. I mass media danno grande rilievo ai delitti più turpi, sollecitano dure condanne. Tutto dovrebbe finire lì, invece la legge non scritta del profitto man mano viene fuori. Quelle grandi testate giornalistiche, quelle popolari trasmissioni televisive per mesi e mesi sfruttano la situazione, insistendo su particolari spesso irrilevanti di tali eventi, promovendo interventi di avvocati o esperti alla moda favorevoli o contrari agli imputati quasi sempre per evidenti ragioni di bottega.. Vaste masse di lettori e di telespettatori seguono avidamente questi processi in piazza ed il cerchio dell’assuefazione a qualsiasi delitto si chiude.

L’analisi che qui proponiamo è pessimistica, ne siamo consapevoli. Tommaso ha pagato un prezzo altissimo, ma forse il suo dramma potrebbe servire a risvegliare le coscienze intorpidite di troppi. Un auspicio di speranza, di ripensamento sui più autentici valori della vita è la possibile anche se non facile risposta.