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NONNA NONNA


La parola echeggia nella mia anima accende sempre di più l’amore per quei pochi chili vivaci che negli ultimi due anni e mezzo hanno cambiato la vita di noi tutti. Il suo primo sorriso, il primo dentino, il primo passo - avvenimenti che superano ogni altra notizia dal mondo; le ansie quando Niki sta male, le gioie dei suoi progressi - Niki è al centro del piccolo mondo familiare come lo dovrebbero essere tutti i bambini.

 

Nonna, nonna- ma perché non riesco a chiudere le orecchie quando lo sento? La parola continua a evocare vecchiaia, capelli bianchi, acciacchi e il famoso bastone - quel bastone che mi serviva all’inizio della mia carriera per correre più forte a soddisfare ogni necessità di mamma e figlio, quel bastone che adesso mi serve per giocare a baseball con Niki, a tirar fuori il pallone caduto in mezzo ai fiori del giardino, quel bastone che tamburellerei volentieri sul sederino foderato di pannolino quando Niki fa i capricci. No, il bastone No. La vecchiaia come fai a sentirla mentre sei seduta per terra a costruire un garage e giocare con le macchinine, quando arriva quel piccolo ciclone e distrugge tutto? Se poi nonna si dimostra triste arriva il bacino sulla guancia o dove capita e Niki raccoglie i mattoni; quindi ci trasferiamo al piano di sopra, uno accanto all’altra gradino per gradino stando seduto e ridendo come due complici. Gli acciacchi rimangono a casa, con Niki serve agilità, velocità e ..... scattare! Come glielo spiego che la schiena non è più tanto nuova da essere cavalcata, come mi sottraggo ad una partita di calcio? Dai, nonna, corri!

 

Non è un bambino che passa inosservato; a forza di sentire “Come ti chiami” il pargolo è passato al contrattacco, chiede il nome a tutti ed invita tutti a giocare con lui. Se qualche volta segue un commento imbarazzante, come la domanda ad una signora con un vestito un po’ sciatto se ha il pigiama addosso, facciamo finta di niente.

 

Il giardino è mio e di Niki; mio per piantare, curare e riparare danni, suo per aiutare nonna a togliere le erbe brutte, ammirare i fiori e quindi distruggerli con il pallone. Si dispiace molto per i danni, ma è anche allettante raccogliere fiori e foglie caduti e cercare di riattaccarli alle piante e ritardare così l’ora della cena; mangiare non fa parte delle sue passioni.

 

Tra non molto inizierà l’asilo, il nostro piccolo uomo pian piano ci sfugge, affronta il mondo, si libererà del suo guscio, ma ci saremo sempre noi che continueremo a proteggerlo dalle intemperie della vita.