Ultimo
giorno di un' inviata di guerra
Ho
tranquillizzato mia madre che con voce spezzata mi esortava alla prudenza e,
ho dovuto necessariamente
interrompere la comunicazione telefonica,
inviandole un ultimo bacio.
Devo riconoscere, però, che ha mille ragioni per essere preoccupata.
Lei avrebbe desiderato per me una vita tranquilla con marito e figli. Ma io
vivo bene così: sempre in viaggio fra pericoli e disagi , bramosa di
conoscere e divulgare notizie di prima mano con l'incoscienza degli inviati di
guerra. Oggi specialmente, so bene quanto sia difficile il percorso da fare
perché non è la mia prima campagna di guerra e di momenti scabrosi ne ho
superati molti.
Ne ho viste di
terre martoriate come questa uscendone indenne!
Spero che sarà così anche stavolta. La gente deve sapere nel
dettaglio gli avvenimenti e finché potrò
il mio giornale sarà il primo ad avere notizie. Ho anche detto a mia
madre che non mi avventuro da sola , ma ho vicini quattro colleghi che conosco
e che stimo. Con Julio, specialmente, sono anni che condividiamo questi
"ameni soggiorni" e sempre ce la siamo cavata, amando entrambi una
esistenza spericolata quanto
mai, che
ci ha arricchito e ci ha fatto conoscere le negatività della vita dei nativi
di questa terra ingrata.
Più di tutto colpisce il trattamento riservato alle donne, costrette da leggi
inumane a condurre esistenze da prigioniere.
Di fronte a loro io mi sento privilegiata perché ho potuto scegliere
la mia
strada e possiedo questa grande
libertà dell'esprimermi e
vedere con chiarezza quanto accade in questo sfortunato Afghanistan:
luogo di guerre tribali continue
con strade polverose e infide adatte ai trabocchetti e alle insidie.
Questa mattina, molte persone
lo hanno fatto presente a noi giornalisti, esortandoci
a non partire, ma noi decisi, non abbiamo voluto ascoltarli e col
nostro automezzo ci siamo messi in viaggio fidando su un destino favorevole.
Sappiamo che qualche collega ci ha preceduto su questo stesso percorso e noi
faremo altrettanto.
L'unico dubbio è forse quello di palesare con evidenza la nostra professione
e "questi", ce l'hanno coi giornalisti che riescono a scoprire i
loro segreti più nascosti. Anch'io oggi
ho scoperto una cosa capitale che ho già comunicato al mio Direttore:
e sono intenzionata ad andarci più a fondo. Mi avvantaggia il conoscere la
loro lingua ed ho anche alcuni informatori attendibili dai quali però debbo
stare in guardia perché li ritengo corruttibili
e che
col pretesto di darci notizie ci stanno sempre intorno, riuscendo a
conoscere i nostri itinerari…Chissamai quale potrebbe essere il loro
comportamento? Con
l'eco della voce di mia madre nel cuore, mi sono unita al gruppo in partenza e
abbiamo già percorso ore di viaggio avanzando guardinghi. Siamo
ad una ventina di chilometri dal capoluogo da raggiungere e udiamo
nitidamente gli spari che a si susseguono e che ci sembrano venire da molto
lontano. Ma che sta succedendo?
Un trambusto ci fa arrestare e molti uomini barbuti,
intabarrati e armati escono da un anfratto
e ci attorniano inferociti
facendoci scendere dalla macchina a spintoni…Io sono la prima a
sentire le
brutali mani che mi trascinano spietatamente e che mi danno brividi di
paura. Penso
a mia madre …Non vorrei farla soffrire… Forse avrei dovuto darle più
ascolto!
Ciao
cara mamma… chissà se potrò raccontarti tutto questo? "
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