Nella sua prima
enciclica Benedetto XVI
risponde alle tante domande che mi sono fatta ed ha presentato l’amore
in modo chiaro.
Leggendola ho verificato la mia vita ed ho trovato molti pensieri che
confermono il mio agire. Gli argomenti che ho scelto sono: l’amore nel
mio matrimonio e verso il prossimo, il volontariato e l’ecumenismo.
Anch’io ho creduto nell’amore di Dio, perché l’ho provato nella mia
esistenza.E’ stato veramente, come ha scritto il Papa, un incontro con
un avvenimento con Cristo, che ha dato alla mia vita un nuovo orizzonte
ed una direzione decisiva. “Gesù ha unito, facendone un unico precetto,
il comandamento dell’amore di Dio con quello dell’amore del prossimo,
contenuto nel libro del Levitico (18,19)”. Ho potuto così accogliere
quello che era il nucleo della fede d’Israele ed attraverso la fede
cristiana dare una nuova profondità alla mia esistenza. Il Signore mi ha
amata ed io ho risposto “al dono dell’amore col quale Dio ci viene
incontro”.
Nella sua enciclica il Papa ha evidenziato come l’amore con il quale Dio
ci ricolma deve essere comunicato agli altri. Ha poi presentato alcuni
punti essenziali dell’Amore di Dio che é donato in modo misterioso e
gratuito, Lo offre ad ogni persona che ama ed alla creatura unitaria di
cui fanno parte corpo e anima, un intrinseco legame presente tra l’Amore
divino quello umano. In modo speciale quello tra l’uomo e la donna dove
il corpo e l’anima concorrono inscindibilmente, fino a far nascere una
promessa di felicità.
Benedetto XVI si chiede se questo sentimento e tutte le altre forme di
amore si uniscono o viene utilizzata la stessa parola per indicare
realtà diverse. Per l’antica Grecia l’eros venne visto come
comunione col divino in un modo indisciplinato con ebbrezza e celebrato
come una forza divina. L’AT non lo ha per nulla rifiutato come tale, ma
ha dichiarato guerra al suo stravolgimento distruttore, poiché la falsa
divinizzazione dell’eros, lo priva della sua dignità e lo
disumanizza. Ha infatti bisogno di disciplina, di purificazione per
donare all’uomo non il piacere di un istante, ma un certo pregustamento
del vertice dell’esistenza e di quella beatitudine a cui tutto il nostro
essere tende. “La sfida all’eros sarà superata solo quando
l’unificazione del corpo con l’anima sarà riuscita e l’uomo diventerà
pienamente se stesso, in questo cammino di ascesa, di purificazione, di
rinunce e di guarigioni.”
Essendo sempre
stata fedele a Dio e sperimentato, sia il Suo amore e la gioia di stare
con Lui, sono riuscita ad amare e curare mio marito Pietro. Durante i 30
anni di matrimonio mi sono accorta che il nostro amore si è trasformato
e si è maturato rimanendo fedele a se stesso. Siamo riusciti a volere o
a rifiutare insieme la stessa cosa, diventando così l’una simile
all’altro. Tutto ciò ci ha condotti alla comunanza del volere e del
pensare, come scrive il Papa. Pietro ed io abbiamo dato la nostra
risposta umana all’Amore Divino con un matrimonio nel quale corpo e
anima hanno concorso inscindibilmente. Abbiamo capito che l’ eros
ha bisogno di disciplina, di purificazione per donarci non il piacere di
un istante, ma quella beatitudine a cui tendevamo. Non ci siamo lasciati
sopraffare dall’istinto, ma abbiamo capito che erano necessarie le
purificazioni e le maturazioni che passano anche attraverso la strada
della rinuncia. Sono diventata veramente me stessa, quando il mio corpo
e la mia anima si sono ritrovati uniti. Non è stato solo lo spirito, né
il corpo da soli ad amare, ma ambedue, sono quella che sono, perché il
mio corpo e la mia anima stanno uniti dopo un cammino di ascesa, di
rinunce e di purificazione.
Il Papa indica il Cantico dei Cantici come il libro dell’Antico
Testamento in cui viene insegnato l’amore. Dodim (l’amore
insicuro dell’inizio) diventa ahabà che i greci traducono con
agape, l’espressione caratteristica per la concezione biblica
dell’amore. I canti d’amore in questo libro della Bibbia “descrivono il
rapporto di Dio con l’uomo e dell’uomo con Dio...è unità che crea amore
in cui entrambi... restano se stessi e tuttavia diventano pienamente un
cosa sola (cf 1Cor 6,17)”. Nel racconto biblico (Gn2,24) è presente
l’idea che l’uomo, solo nella comunione con l’altro sesso, possa
diventare “completo” E’ l’amore come scoperta e cura dell’altro. Il mio
amore verso Pietro è riuscito a rendermi pronta al sacrificio. Ho
cercato la sua felicità, preoccupandomi sempre di lui, donandomi e
desiderando di essergli vicina. Sono riuscita così a vivere la
concezione biblica dell’amore(agape) senza separarmi dall’eros,
ma cercando di trovare la giusta unità dell’amore.
Per il Papa, l’agape esprime l’esperienza dell’amore che diventa
veramente una scoperta dell’altro, quando si è superato l’egoismo. E’
l’amore”per sempre” che ci ha uniti. Desiderando il suo bene sono stata
pronta a qualunque sacrificio, cercando di seguire il cammino di Gesù.
Cristo mi ha inseguita quando ero una “pecorella smarrita”e così ho
capito come “Egli si dona per rialzare l’uomo e salvarlo”.
Trovo molto importante che non si può avere Cristo solo per se stessi:
“Amore per Dio e amore per il prossimo sono... veramente uniti: il Dio
incarnato ci attrae tutti a se”. Riconosco “che l’amore per il prossimo
è una strada per incontrare anche Dio e che chiudere gli occhi di fronte
al prossimo rende ciechi anche di fronte a Dio ”come scrive il Papa.
Chiunque ha bisogno di me ed io posso aiutarlo, è il mio prossimo, che
viene universalizzato e rimane tuttavia concreto e richiede il mio
impegno pratico qui ed ora. Infatti nella parabola del Giudizio finale (cf
Mt 25,31-46), l’amore diviene il criterio per la decisione finale sul
valore o il disvalore di una vita umana. Il Papa presenta l’amore di Dio
e quello del prossimo fusi insieme, perché nell’altro troviamo Gesù ed
in Lui incontriamo Dio.
Perciò se qualcuno ha bisogno di me, io devo aiutarlo perché é il mio
prossimo.
Amando Dio riesco ad accettare anche le persone che non gradisco o
neanche conosco. Imparo così a guardare l’altro non più soltanto con i
miei occhi e con i miei sentimenti, ma secondo la prospettiva di Gesù,
“dandogli lo sguardo di amore di cui ha bisogno.” Essendo disponibile
verso gli altri e mostrando loro amore, ho una forte sensibilità anche
verso Dio, come desidera Benedetto XVI. Infatti quando aiuto le persone,
capisco meglio quello che Dio fa per me e quanto mi ami! “Amore di Dio e
amore del prossimo sono inseparabili, sono un unico comandamento”. Mi
unisce a Dio l’esperienza dell’amore che ho dentro di me e dono agli
altri, perché viene da Lui. Così divento una cosa sola con Dio ed il
Signore sarà “tutto in tutti” (1Co 15,28). Il Papa specifica che
“all’interno della comunità dei credenti non deve esservi una forma di
povertà tale che a qualcuno siano negati i beni necessari per una vita
dignitosa.” Infatti “compito essenziale della Chiesa è quello dell’amore
del prossimo” da praticare “verso le vedove e gli orfani, verso i
carcerati , i malati ed i bisognosi, perché la Chiesa è la famiglia di
Dio nel mondo ed in questa famiglia non deve esserci nessuno che soffra
per mancanza del necessario,” sostiene Benedetto XVI ed in quanto tale,
nessun membro deve tribolare perché è nel bisogno.
Il Papa ricorda che proprio per queste situazioni si è sviluppata la
dottrina sociale cattolica, che nel 2004 è stata presentata in modo
organico nel”Compendio della dottrina sociale della Chiesa” redatto dal
Pontificio Consiglio Iustitia et Pax . Esso contribuisce alla
purificazione della ragione e reca il proprio aiuto per far sì che la
giustizia possa essere riconosciuta e realizzata. Serve alla formazione
della coscienza nella politica e contribuisce alla crescita della
giustizia e della disponibilità ad agire anche se ciò contrastasse ad
una situazioni di interesse personale. La Chiesa deve offrire,
attraverso la purificazione della ragione e la formazione morale, il suo
contributo, affinché le esigenze della giustizia diventino comprensibili
e politicamente realizzabili. Risvegliare le forze spirituali, senza le
quali la rettitudine, che richiede anche rinunce, non potrà affermarsi.
Perché ciò avvenga sarà sempre necessario l’amore, che nessun
ordinamento statale può rendere superfluo.
Oggi c’è bisogno della nostra disponibilità ad aiutare i fratelli
bisognosi, arrivando anche ad accoglierli in casa. Ho fatto e faccio
volontariato, dando non solo qualcosa, ma la mia persona con “l’amore,
che non cerca se stesso, ma che, proprio nella disponibilità a <perdere
se stesso> per l’altro (cf Lc 17,33 e par.) si rivela come cultura della
vita”. Ad un mondo migliore posso contribuire soltanto facendo il bene
adesso ed in prima persona con passione ed ovunque ce ne sia la
possibilità. “Il programma di Gesù é <un cuore che vede>...dove c’è
bisogno di amore ed agisce in modo conseguente. L’amore nella sua
purezza e nella sua gratuità è la miglior testimonianza del Dio nel
quale crediamo e dal quale siamo spinti ad amare”. Infatti non dobbiamo
vivere per noi stessi, ma con Cristo per gli altri. Io cerco di aiutare
chi mi sta vicino e riconosco che anch’io sono assistita, perché quanto
più uno s’adopera per gli altri, tanto più capisce e fa sua la parola di
Gesù. Benedetto XVI sostiene che“Chi prega non spreca il suo tempo,
anche se la situazione ha tutte le caratteristiche dell’emergenza e
sembra spingere unicamente all’azione” mettendo in luce “l’importanza
della preghiera di fronte all’attivismo”.
L’unione a Cristo è, anche per me, una legame con tutti gli altri
cristiani, perché non posso avere Gesù solo per me, ma insieme a coloro
che sono e che diventeranno cristiani. Desidero con il Papa l’unità dei
cristiani e la partecipazione all’eucarestia affinché il comandamento
dell’amore diventi realtà.
“L’amore è possibile e noi siamo in grado di praticarlo perché creati ad
immagine di Dio”. Benedetto XVI termina ricordandoci che ”Vivere l’amore
ed in questo modo far entrare la luce di Dio nel mondo, ecco ciò a cui
vorrei invitare con la presente Enciclica”.
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