Quando un figlio ti dice “mamma mi sposo a Kosice”, estremo est europeo a febbraio e a 15 gradi sotto zero, che fai? Ma naturale, prendi due aerei e ci vai difilato senza farti alcuna domanda e con la testa piena di tante risposte. Arrivi in un aeroporto che è praticamente una pista e ti aggrappi al braccio del primo malcapitato per non fare scivoloni (guai prima del matrimonio!) su quella montagna russa gelata che dovrebbe essere una strada. L’unica domanda: avrò portato con me dei pullover abbastanza caldi? La sposa è praticamente celestiale e abbastanza poco coperta da fare tremare dal freddo me per lei. Invece nulla, questa gente non sente il freddo. Tutti biondi, rosei, sorridenti e accoglienti come un thè caldo alla pesca. Alberghi climatizzati, case luminose di luci e focolari, colori da estate caraibica. Il sacerdote sull’altare si è preso l’interprete in italiano. Non ci fosse stato lui forse avremmo capito qualcosa della predica. Fuori fiocca la neve ma sposa e sposo nei loro leggeri abiti da cerimonia sono raggianti. Quando guardo i loro volti giovani e gioiosi, pieni di fiducia nel futuro penso che è valsa la pena di venire quaggiù (o quassù?).
mf

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