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Anche noi eravamo bambini un tempo.....
di Annemarie Lenz

Mio fratello, di qualche anno più grande di me, ha un animo sensibile e romantico, ama tutto ciò che è bello e possiede parecchio talento artistico. Da bambini, mentre lui contemplava un albero per la sua bellezza, io calcolavo se un’arram-picata valesse il rischio di un severo rimprovero da parte di Mamma. Non ero, purtroppo, dotata delle qualità di mio fratello. Io guardavo il trenino dei nostri vicini con la stessa estasi con la quale Hans guardava un fiore. Giocavo a guardie e ladri mentre lui divorava libri, ma era il mio idolo,e quindi ero disposta a fare qualunque cosa per lui.
In Svizzera l’inverno è lungo e molte giornate sono grigie e buie, e quindi bisognava trovare un modo per passare la domenica pomeriggio senza annoiarsi. Mentre i nostri genitori leggevano ed ascoltavano la radio, noi due eravamo in cucina intenti a costruire palazzi di plastilina, un materiale malleabile che si prestava a dare libero sfogo alla fantasia di Hans. Ero affascinata dalla bravura di mio fratello, ma mentre il suo castello cresceva maestoso con interni fastosi, la mia opera assomigliava sempre di più a uno dei tanti ruderi sparsi per il mondo. Bonariamente mio fratello mi promise di costruire anche il mio di castello se l’aiutavo a preparare i mattoni. 




Se solo non fossi stata così ingenua! Da quel momento ero diventata il manovale del cantiere: con un righello battei centinaia di mattoncini, mentre il maestro si sbizzarriva con torri, torrette e merli, costruiva mosaici multicolori e modellava mobili, creava persone e si sentiva re del creato.
Dato che oltre al talento artistico mi manca anche la pazienza, mattone dopo mattone il mio livello di rabbia aumentava a dismisura ed all’ennesima richiesta di materiale edile mio fratello ricevette una manciata di mattoni insieme al righello in faccia. Non si può ovviamente maltrattare un discepolo di Michelangelo, e così scoppiò una lite che fece accorrere i genitori. Proposero di andare a fare una passeggiata per appianare le divergenze. Io accettai felice per essermi liberata dalla schiavitù, mentre mio fratello si mise il cappotto mugugnando.
Durante la settimana Hans progettava gli ampliamenti della prossima domenica e puntualmente dopo il pranzo domenicale il cantiere riapparve sul tavolo della cucina. Per non attirare subito le mie ire mi fece magnanimamente dono di qualche sua opera dismessa che con le mie mani pasticcione rovinai in breve tempo, ma intanto battevo mattoni. Un giorno, una nostra vicina di casa si lamentò con mia madre di quel disgraziato che con quel battere chissà che cosa le rovinava tutte le domeniche. Mamma le diede ragione, ma per nulla al mondo avrebbe svelato l’origine di tale rumore. Come si dice: i figli sono pezzi di cuore, anche se qualche volta li faresti a pezzettini.