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COFFERATI, UOMO E SUPERUOMO….
di Giuseppe Trabace

Profilo di un presunto futuro leader dell’Ulivo nella nostra Italia lacerata da continue guerre di "religione" tra la maggioranza di centrodestra, in carica da un anno, e l’opposizione di centro sinistra.
Sergio Cofferati, da anni indiscusso capo del più forte sindacato italiano, la C.G.I.L., ormai agli sgoccioli del suo mandato, da oltre un anno dichiara di ritenersi per il futuro un libero cittadino e che ,svestiti i panni di sindacalista, il suo impegno sarebbe solo quello di "dare una mano" al centro sinistra senza giammai entrare in politica.. Il "cinese", a pochi giorni dalla decadenza dalla carica, il 31 agosto, partecipando come ospite d’onore alla Festa nazionale dell’Unità,. finalmente ha sentenziato:" sapete come mi considero? Come un ufficiale della riserva. Se mi chiedono di far qualcosa a livello politico perchè c’è un’emergenza, perché c’è un fatto grave, io allora sono pronto".
A parte certi scivolosi ed ambigui atteggiamenti di facciata, nulla da eccepire sulla volontà del cittadino Cofferati di scendere nell’agone politico. Il problema su cui riflettere è un altro. Questo personaggio gioca da tempo tutte le sue carte avvalendosi della sua prestigiosa carica sindacale con un obiettivo tutto politico di unico intransigente oppositore di vertice al governo di centrodestra colpevole, a suo dire, di tutti i mali del nostro paese. La materia dei licenziamenti non va toccata, la giustizia non funziona, la sanità è un buco nero, i conti pubblici sono in pieno dissesto, i prezzi salgono a dismisura, le annunciate riforme del fisco e della scuola si profilano come fallimentari. Questi, e non solo questi, gli anatemi del furbo sindacalista che sa perfettamente che il dissesto della sanità, della giustizia, della scuola e del debito pubblico si trascinano irrisolti da molti anni. Non importa, egli attacca a tutto campo gli attuali governanti . A conclusione del j’accuse la proclamazione di uno sciopero generale- noi diremmo politico- da parte della sola C.G.I.L.cui, peraltro non riesce di coinvolgere le altre sigle sindacali.
Per sua parte l’esecutivo nazionale ha segnato in più di un’occasione in questi ultimi mesi il passo. Questo dato di fatto, aggravato da discutibili atteggiamenti gladiatori di certi improvvisati ministri, non può giustificare il modo improprio e irrazionale di fare opposizione del centrosinistra nel suo complesso. I parlamentari, gli allegri girotondisti, guidati dal presuntuoso cineasta Nanni Moretti, puntano all’esasperazione dello scontro con la maggioranza in carica. La critica è distruttiva, mancano proposte alternative. Il tutto fa somigliare il nostro paese ad una Repubblica delle banane. In democrazia il controllo esercitato dalle opposizioni sui Governi in carica è doveroso sul piano istituzionale ma non deve trasformarsi in una corrida che rischia di portare l’orologio della storia indietro di vent’anni!
Cofferati cerca spazi e con disinvoltura si inserisce in questo contesto confuso e,per certi versi, dannoso perla democrazia e per lo sviluppo dell’Italia. Sogna di diventare il capo innovatore dell’Ulivo, gioca il ruolo del salvatore della patria in pericolo, dimenticando che la storia ci insegna che di salvatori improvvisati non si sente alcuna necessità. Nel frattempo si preannuncia, sotto la spinta dello sciopero generale , un autunno infuocato la cui responsabilità è, manco a dirlo, già da oggi addebitata all’"antidemocratico" Governo Berlusconi.
Tante sono le cose che non vanno nel bel paese. Occorre lavorare seriamente, senza confusione di ruoli tra maggioranza ed opposizione, per districare i tanti nodi al pettine. Nessuno si illuda che il percorso per la soluzione dei problemi possa essere abbreviato da iniziative avventuriste e a corto respiro politico.
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AD ASSISI L'INCONTRO DI TUTTE LE CHIESE 
PER UNA INTESA DI PACE
di Lea Mina Ralli
Nella città di Francesco, il 24 gennaio si è tenuta una grande manifestazione con la rappresentanza di 12 religioni. Non è la prima volta che ad Assisi si tiene un incontro ecumenico per affratellare le diverse fedi e l'iniziativa parte sempre dal nostro Papa.
I duecento leader che hanno aderito dimostrando la loro volontà di collaborazione, hanno dato luogo ad una intesa positiva come risposta alla strage dell'11 settembre 2001.
L'incontro degli alti prelati ha dato luogo a scene commoventi piene di cordiale serenità che, una volta ancora, hanno dimostrato che la guerra è invisa da tutti i benpensanti e nella terra francescana il risultato è stato maggiore che in altri luoghi.
Il treno papale, formato da otto convogli ha recato i partecipanti da Roma ad Assisi, raccogliendo gli omaggi dei tanti fedeli che lo hanno atteso ad ogni stazione e l'insieme delle cerimonie colà svoltesi, hanno dimostrato l'alto valore di questo incontro.
A completamento della imponente manifestazione, il giorno 26, lo stesso Papa Wojtila, ha offerto un pranzo alle rappresentanze che lo hanno accompagnato nel viaggio di ritorno.
Il convivio che si è svolto nella Sala ducale del Vaticano, ha sancito i rapporti di buona alleanza fra le varie chiese che si sono impegnate a lavorare unite per un futuro di pace che il Papa  ha sottolineato con parole grate dicendo fra l'altro: "… dalle colline dell'Umbria siamo giunti ai colli di Roma e con grande gioia vi do il benvenuto in questa che è la mia abitazione perché la porta della mia casa è aperta a tutti voi che vi sedete a questa mensa non come stranieri, ma come veri amici ."

LO SCIROCCO... AFRICANO!
di Piero Benedetti
Da domenica 11 Novembre, la città di Roma - e con essa una buona parte dell'Italia del Centro-Sud - hanno potuto incorporare sul loro territorio l'ennesima, seppur minima, infinitesimale parte di Africa ! Questo è avvenuto grazie alle condizioni meteorologiche della giornata di ieri, quando un forte vento di Scirocco, il fenomeno che secondo la Rosa dei Venti di ellenica invenzione, spira con orientamento da Sud-Est, apportando oltre che malumore, depressione ed altri disagi di natura psicosomatica, pioggia copiosa e pericolose raffiche che hanno abbattuto non poche ramaglie dei poveri platani della Capitale. Ma il fenomeno più appariscente legato allo scirocco di ieri è stata la gran quantità di polvere impalpabile come cipria e dello stesso colore ocra, che le nubi - sospinte appunto dal forte vento - hanno trasportato sui nostri cieli. Si tratta di finissime sabbie provenienti dalle regioni desertiche dell'Egitto o della Libia che, sospese tra le molecole di vapore acqueo, hanno colorato l'orizzonte di una tinta giallognola con sfumature più o meno brumose; e quando - qua e là - la luce del Sole riusciva a filtrare maggiormente, essa assumeva un aspetto lattescente che metteva di malumore.
Malumore sopportato dai passanti che hanno visto i loro abiti fiorire di macchioline e i loro ombrelli ridursi come se fossero stati immersi in acque fangose. I1 peggio, tuttavia, lo hanno dovuto sopportare gli automobilisti, sia quelli rimasti in città, sia quelli che hanno avuto la ventura di trovarsi sulle strade del rientro dall'uscita del fine-settimana; i tergicristallo delle loro vetture spatolavano via quantità crescenti di gialla polvere che finiva sul manto stradale dal quale le ruote - innescando una sorta di circolo vizioso - la facevano di nuovo schizzare sui cristalli parabrezza. E basta vederle oggi quelle macchine! tutte chiazzate di un colore indefinibile che ha stravolto le varie tinte delle lucide verniciature. I bianchi trasformati in un giallo rosato, i rossi in un aranciato polveroso ed i grigi ed i blu in un qualcosa di indefinibile se non con una parola: sporco, orribilmente sporco! Ed oggi pulizia generale! Semprechè l'ondata noiosa di scirocco si sia allontanata definitivamente dalle nostre regioni.
I soli ad essere contenti della pioggia di ieri sono stati gli extra-comunitari che, appostati ai semafori, si precipitavano servizievoli sulle vetture ferme al rosso per pulire un parabrezza che - immancabilmente - al semaforo successivo avrebbe avuto bisogno, poi, di essere pulito ulteriormente. E sì! Ieri costoro hanno davvero fatto razzia delle mancette che sempre - più o meno distratti o adirati - tutti noi automobilisti versiamo nelle loro mani. E poi c'è stato sicuramente qualcuno, qualcuno colpito dal cosiddetto "Mal d'Africa" che avrà voluto vedere in quell'orizzonte diafano dei nostri cieli, altri orizzonti sopra dune sabbiose assolate. Contenti ragazzi! Questa - la polvere color ocra che ieri si è depositata sul suolo della nostra città - è l'Africa che anno dopo anno, millimetro dopo millimetro viene a trovarci! Ma questa doveva essere solo una cronaca del fenomeno di ieri; degli apocalittici scenari futuri non era nostra intenzione occuparci.
Orsù, mano ai piumini ed alle spugne! Ripuliamo le nostre auto e risolleviamo i nostri animi! L'antipaticissimo scirocco è alle nostre spalle. Che giornata quella di ieri!

  Girotondi

Incontro ad Assisi

Lo scirocco africano

Afghanistan

Eroi del nostro tempo

Le donne in Afghanistan

Assassinio a Novi ligure

L'Informazione

Fascicolo fabbricato

Sostegno alla maternità

Cantiere di Fonopoli

Abusivismo edilizio

Dal comune di Roma

Contributo del comune

Allarme giustizia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


AFGHANISTAN,
UCCISI GIORNALISTA ITALIANA E TRE COLLEGHI

INFORMARE AD OGNI COSTO

di Giuseppe Trabace

Maria Grazia Cutuli, inviata del “Corriere della Sera” di 39 anni, è stata uccisa, assieme a tre reporter stranieri, a colpi di fucile sulla strada per Kabul a seguito di un’imboscata di un commando armato di Talebani in fuga.
Questa la cruda notizia diffusa dalla agenzie di tutto il mondo nella mattinata d lunedì 19 novembre. Nel nostro paese, anch’esso coinvolto nella guerra contro i terroristi e contro le nazioni che lo proteggono, l’eco di questa notizia è stata forte. Era una prima giovane vita italiana ghermita da nemici che, ignorando ogni regola, non fanno sconti a nessuno, neppure a chi per dovere di informazione si trova in Afghanistan.
I mass media ci hanno descritto la Cutuli come una donna dolce ed aperta alla comprensione per quei popoli del medio Oriente afflitti da anni da guerre sanguinose, ma il coraggio- alcuni direbbero l’avventatezza- per vivere quelle situazioni di estremo pericolo può trovare una spiegazione in quel mestiere di giornalista in prima linea in cui Maria Grazia credeva profondamente. E’ questo il vero e più intenso significato di una professione che deve privilegiare la notizia, l’informazione da offrire ogni giorno al pubblico su tutto ciò che succede nel mondo. Le guerre sono l’occasione migliore per chi del giornalismo fa una ragione di vita per captare, possibilmente prima degli altri colleghi, tutto ciò che succede in quei momenti non facili e quindi dare al lettore quasi la sensazione di essere sul posto coinvolgendolo emotivamente.
Un giornalista di razza deve quindi corrispondere a quella che è una delle insopprimibili "scelte" dell’uomo, la voglia di sapere, di conoscere e di diffondere agli altri il risultato della ricerca. Dante Alighieri nel ventiseiesimo canto dell’Inferno ci descrive Ulisse che incita gli uomini della sua nave a raggiungere le sconosciute colonne d’Ercole con le parole "Considerate la vostra semenza,fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza".E’ questa la stella polare che ha guidato il percorso di vita della Cutuli e dei suoi colleghi.


EROI DEL NOSTRO TEMPO
di Lea Mina Ralli
Mi fu chiesto durante una intervista televisiva, se io credessi che i ragazzi di oggi siano attirati ancora dagli eroi delle favole e dei racconti. La mia risposta fu che, ora l'infanzia, più scaltra e più istruita  di quella di ieri, è più incline ad appassionarsi ai fatti di vita vera i cui eroici protagonisti, divengono poi i loro Miti.
Non più eroi fantastici, scaturiti dalle fantasie di scrittori, ma uomini veri vincitori di dure battaglie, combattute e vinte con passione e continua preparazione. Vi rientrano molte categorie di persone, a cominciare dagli invalidi che hanno saputo superare le loro menomazioni con molta forza di volontà, per ricominciare una nuova vita; anche alcuni sportivi fanno breccia nei cuori giovanili perché sono capaci di scatenare tifo di squadra  sia singolo che collettivo e passioni irrefrenabili, alimentate  con dovizia di particolari da radiocronisti e fotoreporter (anch'essi miti). Questi personaggi sono oggi gli Eroi dei nostri figli e nipoti. Ultimi, in ordine di tempo, i Vigili del Fuoco che in tutto il mondo danno prova del loro valore, immolando la loro vita per la salvezza del prossimo, com'è accaduto a New York nell'attentato alle Torri, a Linate nella disgrazia aerea e a Roma nel recente crollo di un palazzo al quartiere Salario. Ammirazione di altro genere sentono i giovani  per  Medici senza frontiere che come i Missionari scelgono di vivere esistenze grame e faticose per aiutare un prossimo sconosciuto e miserevole, prodigando le loro energie in un lavoro, senza riposo e con pochi mezzi, presso i popoli del terzo e quarto mondo sempre in guerra.
Sono da citare Gino Strada che si è dedicato alla salvezza delle vittime delle mine antiuomo  e " l'Angelo di Kabul", come viene chiamato l'ortopedico / avvocato Alberto Cairo  che, dopo tre anni di Sudan,  si trova  da due nell'inferno di Kabul  a riattaccare gambe e braccia ai poveri mutilati di ogni età.  In questi due anni ha applicate 40.000 protesi  e 45.000 corsetti e,  pure essendo stato allontanato dai talibani per 57 giorni, è ritornato al poco confortevole  Centro ortopedico per continuarvi la sua missione. In questi tempi in cui la corruzione e il malcostume dilaga , ben vengano questi nuovi Eroi  a mostrare non soltanto ai giovani, quali sono le "prodezze" da emulare con una libera  scelta e con grande spirito di sacrificio.
                                     


LE DONNE IN AFGHANISTAN
di Piero Benedetti
A
nche se non se ne sentiva la necessità, ieri, tra le immagini di questa guerra già di per sé sconvolgenti, nei Telegiornali della nostra Rai sono passate delle immagini altrettanto sconvolgenti e crude: povere donne di Kabul che sembrava volessero solo accedere ad un non meglio identificato edificio, respinte a calci, pugni e colpi di frusta da giovani e barbuti guardiani. Immagino che il disgusto abbia colpito, immediatamente, tutti gli spettatori superando l’onda di solidarietà per la povertà di quella gente afgana. Quella che gli inviati della Televisione hanno documentato ieri è un qualcosa che non ha niente a che vedere con l’indigenza: si tratta - qui - di una povertà di spirito, mancanza assoluta di umanità e non basta, certo, invocare differenze culturali. Si dirà che è, questo, un fatto di educazione, di retaggi centenari che queste popolazioni si portano dietro.
Ma quale uomo può dimenticare il sentimento che una donna - la propria madre - riversa nei primi anni della propria esistenza? Cosa accade nella mente di un uomo di quelle latitudini per far sì che egli dimentichi la tenerezza del grembo materno? È solo dato sapere che, raggiunta una certa età, il giovane uomo passi dalla giurisdizione materna sotto quella degli uomini di famiglia che formeranno negli anni a venire la sua mentalità; è questo il momento della devianza, è questo il momento in cui il giovane dovrebbe essere - giustamente, lo ammettiamo - formato per divenire un essere duro che potrà affrontare i disagi di una dura vita sul territorio di quel duro Paese. Ma non è certo detto che un uomo, duro che sia, debba necessariamente dimenticare quanto di atavico, in tutte le società umane, viene conservato sempre, a meno di stati di patologia mentale: l’amore per la propria madre.
Ed allora, sotto quei “burqa”, come non vedere una madre, una sorella o, comunque - e questo è ancor più importante e definitivo - un essere umano con cui condividere la dura esistenza quotidiana, un essere umano che, sicuramente non ha alcun desiderio di entrare in competizione ma che vuole solo sopravvivere magari al fianco di colui che potrebbe essere il compagno della sua vita, un compagno che talvolta potrebbe anche avere un posto nei suoi affetti. Affetto diverso da quello di una madre, tuttavia necessario per una civiltà moralmente equilibrata. Ma forse, altre considerazioni bisognerebbe fare - e non ne siamo capaci - senza, peraltro, riuscire a poter comprendere questi pazzi comportamenti che vedono la stupida, prepotente supremazia di un sesso su un altro.

ASSASSINIO A NOVI LIGURE
di Giuseppe Trabace
A Novi Ligure all’inizio di quest’anno due giovanissimi, Erika e Omar, uccidono brutalmente a freddo la madre ed il fratellino della ragazza. 
Un evento che ha sconvolto il nostro paese e che sarà ricordato come uno dei più efferati delitti della storia della criminalità giovanile. Forse dinanzi ai corpi straziati di quella madre e di quel bambino non riusciamo ad essere obiettivi ma una legge, forse di natura, grida con forza dentro di noi e sembra respingere quella comprensione umana che pure deve esservi! L’evidenza ci dice la società non può sbarazzarsi di questo problema e abbassare il pollice verso chi ha commesso quegli omicidi ma piuttosto deve farsi carico di procedere al non facile recupero dei giovanissimi Claudia e di Oscar. Intervengano e ci diano le possibili risposte gli addetti ai lavori dagli psichiatri agli psicologi ai sociologi. Quello che non può accadere è che si dia la stura, in sede di giudizio, a facili assoluzioni di comodo. Nella patria del diritto… non sono di certo mancati, anche a fronte di atroci delitti, avvocati di parte adusi ad impugnare con disinvoltura la tesi della totale infermità di mente, sia pure temporanea, dei colpevoli confessi di omicidi.  Nella fase istruttoria del procedimento, a quanto risulta dai resoconti dei mass media, gli atti efferati dei due giovani furono premeditati nei mesi antecedenti e se poi essi furono smascherati dagli organi inquirenti quasi subito, ciò fu dovuto alla loro inesperienza e, forse, presunzione. L’effetto di ricaduta di una sentenza “buonista” potrebbe essere anche quello di far intravedere ai giovani traviati una scappatoia per delinquere con una maggiore possibilità di farla franca.
Ai giudici, quindi, l’onere di una decisione equa. La nostra società in una certa qual misura  pretende una adeguata risposta. Una sentenza che si rifugi acriticamente nelle pieghe della follia dei rei aggrappandosi a perizie di parte abilmente costruite o che all’inverso sanzioni, con sotteso spirito vendicativo, con la massima pena detentiva agli accusati, non servirà a molto.    
      
L'INFORMAZIONE
di Lea Mina Ralli

Un giornale che si rispetti, insieme alle notizie, deve dare ai suoi lettori informazioni giuste e sempre aggiornate sui diritti e doveri che spettano ai cittadini.
Per questo, anche il presente giornale on line, farà in modo di essere al servizio di coloro che lo leggono fornendo avvisi utili che, molto spesso, richiedono ricerche lunghe e fastidiose. 
Noi lo faremo per loro, sperando che il nostro lavoro venga apprezzato.
Lo sapremo se i nostri navigatori ce ne daranno conferma.
Molti sono gli interventi e molte le delibere rese operative dal Consiglio Comunale in tutti quei settori della vita sociale che necessitano di un’urgente revisione.
 
APPROVATO IL FASCICOLO DEL FABBRICATO
Si tratta di una sorta di dossier, di libretto di manutenzione per tutti quegli edifici costruiti più di dieci anni fa e di cui il Comune ritiene opportuno conoscere gli interventi volti a modificarne la struttura, per evitare il ripetersi del disastro di Vigna Jacobini.
Grazie agli emendamenti dei consiglieri dei D.S. è stata prevista una mappatura del territorio urbano per individuarne le zone più a rischio.
Nel primo anno di attuazione è previsto un incentivo fino al 30% di contributo sulle parcelle ed il costo si aggirerà fra £ 200.000 e 400.000 per unità immobiliare.

SOSTEGNO ECONOMICO ALLA MATERNITA’
Tale delibera fa riferimento al disagio economico in cui versano molte famiglie e che costituisce la causa principale di interruzione della gravidanza.
Le destinatarie del provvedimento saranno tutte le donne che vivono stabilmente nel Comune di Roma con maternità a rischio per problemi economici.
L’erogazione dovrà essere corrisposta nei primi tre anni di vita del bambino.

FONOPOLI
Il Consiglio Comunale ha votato la delibera per l’apertura del cantiere di Fonopoli.
L’amministrazione d’intesa con Renato Zero ha lavorato perché Fonopoli diventasse una realtà, aiutando, in questo modo, centinaia di giovani che hanno bisogno solo di un’opportunità.

LOTTA ALL’ABUSIVISMO EDILIZIO
Continua la lotta all’abusivismo edilizio comprese le demolizioni, partendo dalle zone protette, parchi, piani territorriali paesaggistici, agro vincolato, centro storico, litorale romano.
Alcuni abusi non condonabili saranno perseguiti nel senso dell’acquisizione anziché della demolizione, mentre per altri le demolizioni saranno differite fino a quando l’Amministrazione comunale non sarà in grado di offrire soluzioni abitative alternative.

Dal Comune di Roma:
Gli avvisi di pagamento della tassa sui Rifiuti Solidi Urbani stanno arrivando nelle case dei cittadini  con notevole ritardo per tanto il Comune avvisa che il pagamento della medesima può essere fatto entro il 31 dicembre 2001, senza tener conto della data di scadenza predisposta sui relativi bollettini. 

CONTRIBUTO
DEL COMUNE 
PER IL PAGAMENTO DEL CANONE  DI AFFITTO 
AI CITTADINI  AVENTI DIRITTO  ELARGITO PER L'ANNO 2001
-Coloro che hanno ottenuto il contributo devono presentare entro dicembre 2001 una dichiarazione per la conferma del possesso dei requisiti o per comunicare eventuali variazioni;
- Nel mese di settembre è stato emanato un avviso pubblico per coloro che hanno hanno già avuto il contributo per il 2001 che sono invitati a presentare la dichiarazione di conferma o variazione dei requisiti per poterlo avere nell'anno successivo e per la durata del contratto;
- Nello stesso avviso verrà comunicato a tutti i cittadini (compresi quelli che hanno partecipato al primo bando e non hanno conseguito il contributo) che possono ripresentare la domande entro il mese di febbraio 2002

Per le informazioni rivolgersi agli Uffici di Lungotevere de' Cenci, 5 Roma tutti i giorni dalle ore 9 alle 12 e il giovedì fino alle ore 16
0667104366/ 67
Fax 0667106276
Centralino del Comune di Roma 06 67101


ALLARME GIUSTIZIA
AI FERRI CORTI GOVERNO E MAGISTRATI
di Giuseppe Trabace
Il sistema giudiziario italiano soffre di crisi ricorrenti ed endemiche ed i tanti Governi della Repubblica hanno assistito quasi impotenti a questo degrado che va ad incidere direttamente sulle prerogative ed i diritti dei cittadini.
In questo ultimo periodo, sostenuto dalla sua maggioranza, il Presidente del Consiglio Berlusconi, forse in controtendenza, è partito lancia in resta contro quella magistratura "giustizialista" che nel 1992 sconvolse,utilizzando la tecnica della "manette facili", gli equilibri politici del paese con l’operazione giudiziaria definita "tangentopoli".
Nei fatti in quegli anni, per iniziativa di alcuni P.M., un’intera classe politica, quella del centro-sinistra, fu mandata a casa dopo avere governato per molti anni. A fronte del j’accuse del capo dell’esecutivo dure, forse scomposte,le reazioni di quei magistrati - e delle loro Associazioni di categoria - della Procura di Milano, protagonisti all’epoca della "guerra santa" contro la corruzione politica, ed anche dello stesso Consiglio Superiore della Magistratura, organo di autogoverno di quest’ultima.
Preoccupante questo conflitto tra istituzioni poco inclini al dialogo e pronte a cogliere altre occasioni per gettarsi fango l’uno contro l’altro. Uno scontro che da cittadini possiamo condannare ma che pure necessita comprendere nei suoi aspetti fondamentali.
In Italia, e probabilmente anche in altri paesi, si scontrano due tesi in materia di amministrazione della giustizia. La prima è la tesi garantista secondo cui va perseguito certamente l’obiettivo di individuare le ferite all’ordinamento giuridico ma nel rigoroso rispetto delle forme a tutela dei diritti del cittadino. A questa tesi se ne contrappone un’altra per la quale il fine del perseguimento della giustizia deve essere realizzato senza farsi condizionare dai lacci e laccioli frapposti dalla formale applicazione di quelle norme poste dal legislatore a tutela del presunto colpevole.
I giudici non sono sacerdoti del diritto ma uomini cui tocca l’ingrato compito di giudicare un loro simile. Uno Stato di diritto, qual è il nostro, non può peraltro esimersi dal fissare delle regole che permettano a chi si trova negli ingranaggi della giustizia di essere rispettato nella sua dignità di essere umano. E’ sotto gli occhi della pubblica opinione che nei primi anni novanta quei P.M.,a parte la parzialità o meno delle loro iniziative, utilizzarono più volte il sistema della carcerazione preventiva con il fine di ottenere confessioni in materia di corruzione politica. Di quì occorre partire per un confronto a tutto campo tra le due istituzioni in conflitto tra loro. A chi governa l’onere di mostrare un maggiore equilibrio, a chi giudica la responsabilità di riconoscere gli errori del passato e l’impegno di un atteggiamento di apertura verso chi ,fino alla condanna definitiva, rimane un presunto innocente.
Il Presidente della Repubblica, che presiede il Consiglio Superiore della Magistratura, ha la responsabilità di entrare in gioco, ed, a fronte di provate distorsioni del sistema di giudizio, non può non esercitare quel ruolo di garante che gli è riconosciuto dalla Costituzione.
Ai cittadini, infine, rimane l’impegno ad essere attenti verso iniziative o atti di ciascuna delle due istituzioni che possano compromettere i loro diritti costituzionali.